martedì 8 novembre 2011

Unita' d'Italia: sabato convegno 'Roma per gli italiani 1846-1871'

Gran Loggia chiama a confronto studiosi e cittadini, conclude il GM Pruneti.
Roma, 8 nov. (Adnkronos) - Nel 150° dell’Unità d’Italia, la Gran Loggia d’Italia propone una riflessione sui diversi aspetti di un periodo storico decisivo per la formazione degli italiani, conclusosi con il plebiscito del 2 ottobre 1870 e il trasferimento della Capitale da Firenze a Roma. Se ne parlera' al convegno internazionale 'Roma per gli italiani, gli italiani per roma, 1846 – 1871', che si terra' sabato 12 novembre, a Roma, con inizio alle 10 (Acquario Romano, Piazza Manfredo Fanti 47). Presiederà il convegno lo storico Aldo A. Mola. Aprirà i lavori, Luigi Pruneti, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia - Palazzo Vitelleschi. Interverranno: José A. Ferrer Benimeli, Università di Saragozza; André Combes, Agregé d’Histoire, Sorbona, Parigi; Ito Ruscigni, Saggista; Marco Severini, Università di Macerata. Al tavolo dei relatori anche Guglielmo Adilardi, Centro Studi “Lino Salvini”; Aldo G.Ricci, già Sovrintendente Archivio Centrale dello Stato; Antonio Zarcone, Storico Militare; Giorgio Sangiorgi, Filmografo; Giampaolo Romanato, Università di Padova; Bruno di Porto, Università di Pisa; Tito Lucrezio Rizzo,Consigliere Capo Servizio della Presidenza della Repubblica; Enrica Bonaccorti, Saggista e conduttrice radiotelevisiva.
La 'questione romana' e i principi di liberta' contro ogni settarismo.
(Adnkronos) - Il moltiplicarsi dei progetti per rendere l’Italia ''una, indipendente, libera'', spiega una nota della Gli, il problema ecclesiale e religioso che stava di fronte al nuovo Stato unitario e la soluzione prospettata dal Risorgimento, rappresentarono in quel ventennio un punto focale per la civiltà liberale del XIX secolo animando un dibattito che è parte fondamentale della storia della cultura europea.
Ma sul tavolo, anche dopo l’avvento del regno d’Italia, rimase aperta la 'questione romana'. I liberali e molti ecclesiastici si impegnarono per evitare che la fatale debellatio dello Stato pontificio degenerasse in “questione cattolica” trasformandosi in una guerra di religione, estranea alla storia nazionale.
Tra loro numerosi esponenti della massoneria che lavorarono a fianco della corona, del governo e del parlamento in un’ottica culturale e politica di lungo periodo, europea, costruita su principi di libertà e contro ogni forma di settarismo.

Fonte: GLDI