mercoledì 21 novembre 2012

Purgatorio ad Arco, dai lumini al led

Terminati i restauri nell'ipogeo della «chiesa d''e cape 'e morto». Una teca mostra le lettere del culto dei defunti.

NAPOLI - Dalla (poca) luce dei lumini a quella del led. Sembrerebbe un controsenso per l’ipogeo della chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, nota come quella «d’’e cape ‘e morto», nel cuore pulsante del centro storico di Napoli, in via Tribunali. E invece non lo è, perché i recenti restauri in chiave moderna non hanno fatto altro che valorizzare ancora di più la più nota tra le terresante partenopee, dove fin dal ‘600 era praticato il culto per i defunti.
UN LAVORO ANTROPOLOGICO - In via Tribunali 39, negli ultimi mesi, è stato svolto un lungo e meticoloso lavoro da parte dell’antropologo, fisico e paleopatogo della Federico II Pier Paolo Petrone e del giornalista appassionato di antropologia culturale Antonio Tortora, che hanno messo in ordine teschi e ossa, ripulito riggiole e scarabattole e, in pratica, hanno «musealizzato» a dovere il caos che regnava nel sottosuolo della chiesa delle «anime pezzentelle». Tra le novità, ad esempio, una lunga teca che custodisce lettere ed ex voto che il popolo napoletano rivolgeva alle anime defunte implorando grazie e protezione. Un’usanza dal sapore arcaico e pagano, non a caso interrotta dal cardinale Ursi nel ’69, poiché si chiedeva intercessione direttamente ai trapassati invece che al Signore o alla Madonna.
NUOVE SCOPERTE - Durante i lavori sono state risistemate diverse nicchie contenenti resti mortali - in particolare quella della giovane promessa sposa Lucia - corredate da fiori di stoffa, pupazzi, merletti, rosari. Il tutto, ordinando il disordine che sussisteva prima, ma senza intaccare più di tanto l'atmosfera sacra e suggestiva del luogo. Il complesso museale di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco è di proprietà dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco Onlus, costituita nel 2009 e gestita, in regime di convenzione, dall’Associazione Progetto Museo. Uno «scrigno» che continuerà a sorprendere turisti e napoletani, continuando di sicuro a far parlare di sé: sono stati infatti scoperti ulteriori ambienti dell’ipogeo, da esplorare e - si spera - da aprire al pubblico.
Marco Perillo

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Fonte:http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it