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giovedì 1 luglio 2010
In principio era colui che è la parola
In principio era colui che è la Parola. Egli era con Dio. Egli era Dio. Egli era al principio con Dio".
Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa. Senza di lui non ha creato nulla. Egli era la vita e la vita era la luce per gli uomini."
Così recita il noto primo versetto del Vangelo di Giovanni ( dalla Bibbia Interconfessionale ) che il Primo Sorvegliante legge durante il rito di apertura dei nostri architettonici lavori; lo studio del testo sacro per eccellenza ha da sempre coinvolto una falange di innumerevoli saggi ed iniziati di ogni continente, e questo brano del Nuovo Testamento in particolare cela un messaggio esoterico molto rilevante.
Possiamo infatti notare che fin dai primordi delle civiltà il valore del suono/parola era considerato assolutamente primario: la Terra stessa era concepita come un insieme acustico da cui scaturiva la luce Divina. Parafrasando il prologo del Vangelo di Giovanni, e sostituendo "la Parola" con "Suono", conseguentemente potremmo dedurre:
in principio era il suono, il suono era con Dio. Per mezzo del suono ( big bang ) Dio ha creato l'universo portando vita e luce.
A ciò ne deriva che suono e luce abbiano una stretta correlazione ed anche per questo motivo gran parte delle teorie filosofiche, spirituali e di cosmogonia, abbiano sempre attribuito una enorme rilevanza al suono.
Come sappiamo la tradizione primordiale accomuna tutti i popoli della terra, e non possiamo certo stupirci nell'osservare che molte culture del pianeta abbiano associato alla creazione la parola, il suono, il tuono, la voce, il logos ed il verbo:
il Dio Ibis Thot per l'antico Egitto, Shiva per l'India, Apollo per la Grecia ne sono solo alcuni esempi.
Cabalisticamente potremmo associare il termine inglese "word" ( parola ) con "sword" (spada), e proprio la stessa spada viene rappresentata fuoriuscire dalla bocca del Cristo nel Libro dell'Apocalisse (1:16) e nel Vangelo Gnostico denominato "Vangelo della Verità" (16:8);
per la precisione si tratta di una duplice spada a doppia lama che rappresenta la duale capacità della parola di creare e distruggere.
Lo stesso potere avevano sviluppato anche i sacerdoti iniziati egizi, i maestri esseni, e gli sciamani come il Don Juan Matus, che lo scrittore peruviano Carlos Castaneda ci testimonia capace di parlare con il cielo e mutare gli eventi climatici.
E come trascurare il tremendo potere delle ultime parole proferite nel 1314 dall'ultimo Gran Maetro dei Templari, Jacques De Molay, contro i suoi carnefici prima di morire sul rogo?!
Identica capacità potremmo attribuire al maestro Mosè che negli Atti (Capitolo 7:22), viene definito "potente nelle parole e nelle opere".
I sapienti Esseni nella loro "Raccolta delle Benedizioni" (5:24) definiscono il Messia:
"Tu colpirai i popolo con la forza della tua bocca".
Anche nel Vangelo Apocrifo di Bartolomeo ne troviamo riscontro, nel momento in cui Gesù ammonisce sua madre Maria per aver svelato agli apostoli il mistero divino del suo concepimento: "Mentre essa diceva queste parole, usciva dl fuoco dalla sua bocca ed il mondo sembrava essere sul punto di bruciare", ed ancora: "Il Signore disse a Maria: non parlare più di questo mistero, altrimenti oggi andrà distrutta tutta la creazione".
Per concludere ritengo che noi massoni, in quanto iniziati, dovremmo riflettere sull'importanza duale della parola / verbo, ed intuire che la sua totale quanto ardua comprensione possa essere un valido mezzo che ci consenta di combattere il nostro orgoglio ed al contempo di diffondere nell'officina il nostro messaggio costruttivo e di edificazione.
Fonte : Fr.: Leonida