giovedì 12 agosto 2010

Il silenzio del Maestro .


M.M.1 = Maestro Muratore giovane - M.M.2 = Maestro Muratore anziano .

M.M.1
Maestro, tante volte mi è capitato di leggere tavole d’altri Fratelli sul Silenzio. Anche io da Apprendista e poi da Compagno ho provato a voler chiarire, più a me stesso che agli altri, che cosa è il Silenzio: così scrissi una tavola prima sul Silenzio dell’Apprendista poi sul Silenzio nella dimensione del Compagno. Pensavo ora di inquadrare il Silenzio in questa mia nuova dimensione massonica di Maestro e scrivere una tavola sul Silenzio del Maestro. Vorrei quindi dei chiarimenti da te su che cosa tu intendi per Silenzio.

M.M.2
È il tacere

M.M.1
L’assenza del suono? Questo intendi?

M.M.2
Anche… Ma il Silenzio è l’Indicibile. È come parlare del Nulla.

M.M.1
Se tu affermi che il Silenzio è l’indicibile non credi che così si cade nel paradosso e che quindi l’unica azione riguardo al Silenzio è il tacere?

M.M.2
È vero, si pone quest’irrisolvibile paradosso: il Silenzio è il non-verbale, l’umana ed unica espressione dell’Indicibile e dunque parlare del Silenzio in sé, nella sua dimensione d’astrazione pura, è un vaniloquio.

M.M.1
Io veramente pensavo al Silenzio come una condizione relativa dell’essere un Massone, non nella sua accezione d’assoluto.

M.M.2
Credi che la differenza sia sostanziale? Non pensi piuttosto che il Silenzio del Massone, visto nella sua più completa concezione, possa essere il termine di un processo logico sequenziale?

M.M.1
Huum ??……….

M.M.2
Nel senso che partendo dal Silenzio come comportamento iniziatico, pregnato del significato esoterico, lo si potrebbe intendere come sviluppo di un perfezionamento spirituale, quindi in una sua accezione di pura astrazione. Vorrei capire: perché vuoi parlare del Silenzio? E di quale Silenzio ti occuperesti?

M.M.1
Come ho già detto, quello del Massone ed in particolare del Maestro Nella nostra società e attuale cultura il Silenzio non fa parte del vivere sociale, al contrario viene temuto. Ho notato che, banalmente e troppo spesso senza una vera riflessione, si dice che “il Silenzio fa paura”. Al punto che, quando in un gruppo accade che ci sia un momento di tacitazione del parlare di tutti, si usa dire “l’angelo della morte è sopra di noi”.

M.M.2
Forse, intendendo con “morte” il Nulla. Vedi quindi che anche il Silenzio nel mondo profano implica un riferimento alla concezione di assolutezza, all’assoluto Nulla, umanamente rappresentata nella morte: in questo caso la morte della condizione sociale dell’uomo, tratteggiata dalla comunicazione. Il Silenzio del Maestro Muratore può essere diverso da quello di un Compagno o di un Apprendista? Io credo che dipenda dal livello di perfezionamento a cui un Fratello è giunto. Un Compagno o un Maestro possono decidere di rimanere nel Silenzio per approfondire il proprio livello di conoscenza ed anche d’Ascolto. Fanno a se stessi un Invito all’Ascolto, così come la loggia invita all’Ascolto gli Apprendisti. Non ci sono differenti tipologie di Silenzio per i diversi gradi della Massoneria. Il Silenzio è Silenzio e basta. Diverso è il modo di partecipare ad esso, perché diverso è o dovrebbe essere il livello di perfezionamento sviluppato. Non hai in ogni modo risposto alla mia domanda: perché vuoi parlare del Silenzio?

M.M.1
Per conoscere i suoi significati più profondi, per far sì che questo Silenzio abbia uno scopo, un risultato d’accrescimento del mio spirito.

M.M.2
Per conoscere… Con lo scopo di scoprirlo… Di servirsene. In questo modo tu vuoi attualizzarlo, tu vuoi toglierlo dall’assenza materica e dalla sua speciale dimensione temporale, con il risultato ultimo di vanificarlo, di “annullare” la sua Astrazione dalla materia.

M.M.1
…. Da sempre si parla del Silenzio. È un bisogno intimo dei Fratelli, direi, o addirittura dell’essere umano come tale!

M.M.2
Quando un Fratello parla del Silenzio si prende la licenza d’esprimere l’inumano, di affermare l’epifania del Non-senso.

M.M.1
Vuoi dire che in realtà, egli sta celebrando l’assenza del Silenzio?

M.M.2
Esatto. Egli vuole cavalcare il paradosso della negazione dell’Alterità, perché il Silenzio è Altro dall’umano. Parlare del Silenzio è altrettanto incongruo quanto il chiedere di “pensare di non pensare”.

M.M.1
Questo Fratello quindi violerebbe il principio di non contraddizione, alla base del pensiero umano razionale.

M.M.2
Questo è un modo parziale di vedere, tuttavia in questo caso, si. È l’operare con la ragione violando i principi del “pensare con ragione”. Il superamento del paradosso o meglio dell’aporia logica del parlare del Silenzio da sempre avviene con lo strumento dell’irrazionale, intendendo l’irrazionale come qualcosa di non-umano, piuttosto che la sua altra faccia, poiché si presuppone il razionale come l’unica e vera espressione dell’essere umano.

M.M.1
Comprendo e accetto il fatto che l’essere umano è tanto razionalità quanto irrazionalità e che tale distinzione è solo frutto della ragione. Quella stessa Ragione che è stata propulsione della Libertà ma che può diventare, anzi è diventata, schiavitù del pensiero umano. Ma rimanendo nel campo del superamento dei vincoli razionali, tu intendi naturalmente anche l’uso della metafora e della poesia…

M.M.2
Ed anche della mistica e dell’analogia. Persino il simbolismo e la follia diventano gli strumenti del colloquio con il Silenzio. In tal modo il Silenzio, da manifestazione dell’Assenza di Suono lo si vuole trasformare in Presenza, come ho già detto, attualizzarlo.

M.M.1
Rinnegando quindi il prius del Nulla sulla Materia. Riducendo il Silenzio non più assoluto come tu affermi ma ente, ente paritario del suono.

M.M.2
Attenzione, non ente ma entità. Insieme al Silenzio esiste il Suono. Questi non sono enti, sono entità, sono fenomeni relativi in quanto hanno o un inizio e/o una fine, in altre parole un loro modo d’essere. Il Suono inizia dalla fine del Silenzio ed il Silenzio finisce all’inizio del Suono. In realtà il Prius immaterico non è il Nulla, bensì il Silenzio. Il Silenzio, bada bene, non è il Nulla. È un prius in quanto dal Silenzio scaturisce il Suono e dal Suono la Materia. Dio non tace creando la Luce come prima espressione materica, ma DICE “Sia la Luce”, ovvero “Con la Mia Parola (suono divino) esista la Luce come primo atto creativo della Materia”. In una variegatissima quantità di religioni c’è una divinità specifica che dà il via alla materia, all’universo con il Suono o con la Parola, che è la stessa cosa. Suono e Silenzio sono entità storiche. Sono pure astrazioni connotate dalla loro storicità. Potremmo quasi definirli degli assoluti relativi.

M.M.1
Non comprendo l’utilità della connessione tra il concepire il Silenzio come assoluto e la pratica massonica, iniziatica, del Silenzio.

M.M.2
L’hai detto tu, è una pratica iniziatica, ma ancora prima è una pratica che trova la sua giustificazione nell’essenza esoterica del pensiero massonico. In quanto tale, forse, questa pratica non può essere disgiunta dalla sua concezione d’astrazione assoluta. Non è una pratica profana, quindi relativizzata storicamente e spazialmente.

M.M.1
Perché spazialmente? Il Silenzio come spazio non lo comprendo, intendendolo come pura astrazione.

M.M.2
Non sei attento, non ti concentri. Il Silenzio è spazialmente definito dal suo confine con la regione del Suono. Anche il Suono quindi è spazialmente definito.
Tornando alla dimensione profana del Silenzio, questa esiste anche nelle sue dimensioni più elevate come il Silenzio del mistico o dell’eremita o di chi si ritrae dalla vita materiale in una vita di preghiera e contemplazione religiosa. Tutte queste forme di Silenzio sono relative; esse nascono da un Prius diverso: la presenza storica, attualizzata, di un pensiero religioso…

M.M.1
E questo non è giusto? È errato?

M.M.2
No, per carità! Sono vie tese al perfezionamento. Io non do giudizi di valore ma solo giudizi di fatto. Nessuno che è estraneo ad una via di perfezionamento, ha il diritto di giudicare tale via perché in questa via non è compreso e quindi non può comprendere. Il giudizio sulla via deve essere interno alla stessa via. Il giudizio di fatto definisce queste vie come vie di perfezionamento ma dentro la storia e per questo non assolute. Il Silenzio in questi casi è relativo perché è considerato una via, un mezzo di progressione spirituale e perché è un Tacere.

M.M.1
E invece?

M.M.2
Invece, la via massonica è una via iniziatica…

M.M.1
Non è forse iniziatica la via di un frate Certosino con la sua rigida regola del Silenzio?

M.M.2
Per certi versi si: i colloqui precedenti che vogliono scavare nella sua vera motivazione, la possibilità di non essere accettato, la sua entrata nel monastero, la scelta che è a vita, gli stessi rituali di accettazione e di giuramento, tutto ciò potrebbe essere concepito come un’iniziazione. Ma la via di questo frate non è una via esoterica. La via massonica è prima di tutto esoterica e poi iniziatica. O meglio, è iniziatica in senso speciale in quanto esoterica. Non è questa la via dei frati della Grande Chartreuse nelle Alpi francesi, la loro è la via religiosa tesa consapevolmente all’irraggiungibile comunione con la divinità, di cui il Silenzio è solo una delle tante loro espressioni comportamentali ed organizzative. Ne hanno altre d’uguale e forse superiore importanza, ad esempio la preghiera o la meditazione. Dunque il loro Silenzio in quanto espressione di una via religiosa è relativa. La via esoterica, invece, implica l’Assoluto del quale si “può” essere partecipi. Nessun mistico d’alcuna religione crede d’essere partecipe del Dio al quale si riferisce. Perché per definizione d’ogni religione la divinità è un Altro Assoluto col quale non si può avere né comunione né partecipazione. Dio è Dio e l’Uomo è l’Uomo, senza pietà.

M.M.1
Certo, ogni mistico mantiene la coscienza della dualità che lo separa dalla divinità. La sua via è quella del superamento di questa dualità. Una dualità che si potrebbe definire teleologica.

M.M.2
Perché la divinità è Altro irraggiungibile.
In una concezione esoterico-massonica il Silenzio è l’Altro partecipato, anche se talmente Altro da negare la possibilità di autocomunicarsi. È forse comunicabile l’incomunicabile?

M.M.1
Non comprendo la connessione che fai tra il Silenzio come Altro partecipato e la divinità come Altro irraggiungibile.

M.M.2
Attenzione, non sto confrontando o comparando divinità e silenzio. Sono cose distinte e diverse. Il Silenzio mistico o eremitico è un’esperienza umana, una forma d’autocomunicazione, che dice a se stesso da dove partire, come andare e dove arrivare. I grandi mistici d’ogni religione hanno sempre disegnato questo percorso, non sempre identico ma molto simile tra loro.

M.M.1
Credo di capire che il Silenzio esoterico è la negazione dell’Esperienza perché è un non-vissuto.

M.M.2
Vedo che capisci. Il Silenzio relativo o rapportato non è un Assoluto atemporale, se non ha un inizio ha però una fine: il Suono. Questo ultimo se non ha una fine ha certamente un inizio: il Silenzio.
Piuttosto, ciò che separa il Silenzio dal Suono è il vero Assoluto puro.

M.M.1
In che senso?

M.M.2
È Istante, è il punto senza forma, senza dimensione spaziale e temporale. È l’assieme non-Silenzio e non-Suono. È Purezza Assoluta. Qui si concentra nella sua Assolutezza il Puro Nulla. L’Istante che separa il Silenzio dal Suono, poiché adimensionale, ha confini sconfinati, ove si pone l’incapacità umana di oltrepassare la regione del Suono per invadere quella del Silenzio.

M.M.1
Sembra l’Assoluto plotiniano.

M.M.2
Chissà, forse Plotino aveva in mente qualcosa del genere… in fondo pur essendo un platonico egli viveva nel crocevia di molte influenze del pensiero orientale e in molte parti dell’Oriente da tempo immemore si è ricercata l’Assolutezza priva dei connotati della divinità.
L’umana presunzione di validare l’umano sul piedistallo del Razionale –piccola isola attorniata dalla palude magmatica dell’Irrazionale- vuole navigare nell’Irrazionale con le navi della Poesia, della Mistica, dell’Analogia, della Follia, gettando le lenze dei versi, delle metafore, dei simboli, del vaniloquio per pescare il Silenzio, come se il Silenzio fosse una forma dell’Irrazionale.

M.M.1
Si dovrebbe concludere che ciò che viene pescato sono solo le emozioni ed i sentimenti umani…

M.M.2
… nulla di più di ciò che costituisce proprio il magma paludoso in cui si naviga.

M.M.1
Non è un po’ troppo forte definire come magma paludoso la parte irrazionale dell’uomo?

M.M.2
Non gli do un significato dispregiativo, ma solo metaforico, è una regione dell’essere umano che ancora l’uomo non riesce a comprendere, e forse mai potrà farlo. Né i tentativi pur ammirevoli di un Freud o di uno Jung hanno saputo purificare il liquido oscuro e magmatico di ciò che è oltre la ragione. Ma tornando al Silenzio, si potrebbe addirittura affermare che parlare del Silenzio è una forma d’idolatria. Il Fratello che fa questo è un idolatra che vuole svelare il mistero distruggendolo, che vuole partecipare dell’Alterità riconducendola a concreta umanità emozionale. Il Silenzio narrato è ipostasi, è feticizzazione, è idolo, è non-domanda senza risposta.

M.M.1
Incomincio a pensare che qualche Fratello, me compreso, con Hiddeger ha provato e prova a rispondere alla domanda senza risposta sul Silenzio con l’Ascoltare.

M.M.2
L’Ascolto è attività, dunque in sé comunicabile, è un altro farsi umano, è un conoscere e la conoscenza è attività anch’essa, dunque relativa, dunque l’annullamento dell’Assoluto. Non è il Silenzio, è il non-parlare in un modo speciale. Al contrario il Silenzio fa parte del Sapere, esso sta nella regione della Verità.

M.M.1
Ne deduco che quando al Fratello appena iniziato si chiede, s’impone di tacere, non gli si sta chiedendo il Silenzio e neppure il tacere, ma l’ascoltare. Infatti, il Fratello Apprendista non tace, durante i Lavori: parla, concorda, dissente, domanda, tutto ciò dentro di sé. Non tace e forse neppure ascolta veramente.

M.M.2
Hai ragione. Questa dell’Apprendista è solo una non-parola, non è Silenzio e non è neppure l’Ascolto, perché il vero Ascolto avviene con la concentrazione massima che esclude il dialogo interno cosciente. Ciò si ottiene con molto impegno e pazienza. In realtà i Maestri chiedono agli AApprendisti di tacere la parola come suono esplicitato e invitano all’Ascolto. Il primo atto è dunque la concentrazione massima, solo con questa è possibile ascoltare al meglio. I Maestri non cercano spugne morte pescate da altri nel Mare Profanum, aspettano che le onde del Mare Profanum portino le spugne vive alla riva della conoscenza. La spugna morta è capace solo di assorbire e rilasciare ciò che ha assorbito senza averlo modificato, è capace solo di conoscenza. La spugna viva invece vive di ciò che assorbe, se ne nutre e si accresce modificando il liquido nutrimento che la circonda e, modificando se stessa, percorre così la strada della sapienza.

M.M.1
Con una metafora più vicina a noi, il tempio si rafforza con pietre che sono solide ma lavorabili e permeabili. Il colpo di scalpello guidato dal maglietto non deve rimbalzare inutilmente ma penetrare e permeare la pietra del cambiamento di stato da pietra grezza a pietra lavorata….

M.M.2
… e la massima concentrazione si attua necessariamente anche con l’immobilità. L’immobilità non è costrizione del corpo, dei muscoli, nervi e tendini; al contrario è composizione del corpo in un corretto equilibrio del corpo e dello spirito. La posizione del Faraone consente ciò. Quante volte vediamo alcuni Apprendisti e Compagni stare fermi, nella posizione che vorrebbe essere del Faraone ma con le braccia rigide, con le spalle alzate ed i muscoli del collo bloccati, i muscoli contratti delle gambe che non sanno che posizione assumere, con i piedi che ballano avanti e dietro. Può esserci concentrazione con il corpo dolorante? Si vede, quando qualche Fratello non può rimanere immobile più di una mezz’ora. Il corpo prende il dominio sulla mente e vuole muoversi, sciogliere la rigidità dei muscoli stanchi. Al contrario, con la percezione della posizione dei propri arti e del proprio movimento si compone il corpo nella rilassatezza (che non è abbandono) di tutti i muscoli e tendini. Lo sguardo non vaga qua e là ma si ferma, non vedendo nulla. Se la cinestesi e il visivo diventano predominanti, l’ascolto si annulla velocemente ed il pensiero vaga. Il corpo correttamente rilassato invece dimentica se stesso e l’attività mentale si acutizza, la concentrazione si amplifica.

M.M.1
Quindi, l’Ascolto si fa attività primaria.

M.M.2
Vero. Non il Silenzio ma l’Ascolto, nella sua purezza, è, nella nostra realtà esoterica, il mistico distacco, non l’inattuabile assenza del sé, vanamente ricercata dal mistico religioso e dall’eremita, ma il dimenticare il Sé. In questo distacco la stanza si fa Tempio, luogo adimensionale, senza tempo e senza spazio. Ogni volta che si percorre il perimetro del pavimento a scacchi, si percorre l’universo. L’accensione delle luci ed il loro spegnimento delimitano il tempo come Qualità e non come Quantità. Lo spazio tra l’accensione e lo spegnimento è dunque una dimensione atemporale.

M.M.1
Ma così si riproduce il paradosso del vagare dalla regione del Suono a quella del Silenzio. Vuoi dire che lì, tra loro, nell’adimensionale confine, c’è il Nulla, c’è l’Istante indicibile.

M.M.2
Proprio così. Lì, in quel Istante senza Silenzio e senza Suono c’è l’INVITO all’Ascolto. Si attua il passaggio tra il regno del Silenzio ed il regno del Suono e viceversa. Infatti il Suono ed il Silenzio si pongono in una reciproca dinamica circolare che ha il suo punto centrale nell’Istante.

M.M.1
Il punto centrale dove non c’è errore!

M.M.2
Esatto.

M.M.1
Il vero Nulla è l’Istante tra il Silenzio ed il Suono! Dunque, quest’Invito all’Ascolto è l’Invito al Nulla del contenuto, al Nulla del significato, al Nulla come unica estasi concepibile.

M.M.2
Beh! Estasi… attenzione a non farti trascinare dalla retorica. Non siamo nel paradiso delle Urì. Com’è stato detto da altri, quel Nulla è “radicale e ineludibile solipsismo”.

M.M.1
Non è questa la nostra ricerca di Massoni! Non è il rinchiudersi nel nostro sé atemporale e adimensionale. L’uomo non si arrende, vuole comunque tentare di comunicare l’incomunicabile, di accedere all’inaccessibile!

M.M.2
Qui forse sussiste la grande demarcazione che separa l’Uomo dalla Natura. La Natura partecipa del Silenzio spontaneamente, in modo appunto naturale e neutrale. L’uomo invece vuole conoscere il Silenzio, impossessarsene. Il Silenzio dell’Apprendista è solo non-parola, è Silenzio che si affina nei gradi successivi ma che non necessariamente si afferma.

M.M.1
Vuoi dire che non tutti i Maestri sono capaci di raggiungere il vero Silenzio, quello esoterico?

M.M.2
Fino a che un Fratello tenta di riempire il vuoto della non-parola con qualsivoglia contenuto, non potrà.

M.M.1
In conclusione forse l’unico detto, vero grande mistico, è quello di Wittgenstein: di ciò di cui non si può parlare si deve tacere.

M.M.2
Forse è così…

M.M.1
Già, forse…

Fonte : Fr.'. Leonida