giovedì 19 agosto 2010

La Massoneria dopo l’Unità d’Italia 1° parte

1885-1896
Gran Maestro Adriano Lemmi
Lemmi, come ho detto, la regge fino al 1906; nel 1906 muore e gli succedono: Ettore Ferrari come Gran Maestro, Achille Ballori come Sovrano Gran Commendatore del rito, il quale ha come Luogotenente Saverio Fera . E questi saranno poi gli uomini della scissione. Nel 1907 l'assemblea nazionale della Gran Loggia vota la seguente dichiarazione, la leggo: "La Massoneria in Italia segue l'indirizzo democratico nell'ordine politico e sociale". Questa frase, soprattutto riletta oggi, ha una perfetta validità. Dov'è che casca l'asino? Si sbaglia perché questa affermazione è in contrasto con l’ortodossia Massonica. che invece deve rimanere, o dovrebbe rimanere, al di sopra della lotto politica. E questi sono i prodromi della lacerazione Siamo nel 1907, manca solamente un anno al 1908, famoso anno - tutti lo sapete -del terremoto. A questo punto vorrei solo aggiungere alcune notizie. In particolare sulla posizione della Chiesa Cattolica di allora nei riguardi dell'Istruzione . Mentre trattavano la legge delle Guarentigie che assicurava, diciamo al Pontefice Pio IX la disponibilità di certi palazzi in Roma, la sua sopravivenza nel nuovo Stato Italiano. Pio IX aveva più volte raccomandato indirettamente, ovviamente, Non dico con questo che non ci sarebbe stata l'Unità d'Italia, ma comunque l'operazione dei Mille sarebbe andata, probabilmente in un altro modo. attraverso i Cardinali che trattavano la questione delle guarentigie con insistenza al Re d'Italia di stare attento ai pericoli della diffusione dell'istruzione. Quindi non è soltanto il povero Duca di Modena ma è il Pontefice e per lui la Chiesa Cattolica di allora che erano molto preoccupati che questa istruzione ci fosse, perché in effetti è attraverso l'istruzione che si crea quello spirito di Libertà, di Uguaglianza e di Fratellanza che sono il motto della nostra famiglia. Un'altro argomento che mi tocca per la parte navale, si parla di Mazzini e Garibaldi, e guai a toccarli ! però vorrei soltanto ricordare che, e non è storia di oggi perché si sapeva da sempre, le due navi il Piemonte e Liguria, cioè le due navi che hanno portato i Mille in Sicilia, sarebbero state affondate, come uno scherzo, della efficientissima Marina Borbonica se una nave della flotta inglese non si fosse distaccata e si fosse intromessa fra il bersaglio, cioè tra Piemonte e Liguria e la Flotta Borbonica ,le avrebbe senz'altro eliminate. Un altro aspetto è la questione di Lissa. lo non voglio difendere Ricasoli, ma certamente Ricasoli è uno che si è trovato al potere in un momento critico della nostra Storia. La dichiarazione di guerra all'Austria era una necessità, guerra che fra l'altro abbiamo perso da tutte le parti, eppure, diciamo un altro passo verso l'Unità d'Italia si è fatto. Di Lissa è colpevole solo l'Ammiraglio Corsano che era della Marina Sarda Piemontese. Con questo io non ho niente contro una Marina rispetto all'altra, ma si deve proprio alla rigidità, alla mancanza di professionalità, alla presunzione di questo Ammiraglio e del suo Stato Maggiore, che non hanno permesso al’efficienza della Marina Borbonica di sviluppare le proprie azioni. L'Ammiraglio Vacalbini della Marina Borbonica ha inseguito Teghetoff quello che ha detto: " uomini di legno su navi di ferro" l'ha inseguito e l'avrebbe affondato, se nonché anche li per inesperienza, erano le prime navi a carbone, hanno bruciato le caldaie e quindi si sono fermati. Però, Teghetoff ha preso un sacco di colpi di poppa dalle navi della Marina Borbonica, inserite nella Marina Italiana, che hanno inseguito Teghetoff. Quindi è proprio secondo me un errore di comunicazione quello di aver detto che avevamo perso Lissa, bastava dire in un'altra maniera: che c'è stato uno scontro, è stata messa in fuga la Marina Austriaca e nello scontro abbiamo perso due navi. Bastava dire solo questo e la cosa cambiava. E' questione proprio di come il giornalista trasmette le comunicazioni. All'epoca è stato molto più grave lo scandalo della Banca Romana e tanti altri scandali. Questo non ci rallegra, gli scandali ci sono sempre stati, bisogna cercare di starne fuori e secondo me la Massoneria deve dare il suo contributo affinché una corretta gestione della cosa pubblica sia un dovere e non una cosa che capita ogni tanto al momento in cui si fanno le propagande elettorali. L'ultima questione e l'unificazione della Massoneria. La Massoneria, come ho già detto, ha vissuto sempre travagliata è nata, in Italia, divisa attraverso gli la Massoneria Italiana all'inizio del secolo si nutrì di anticlericalismo e di positivismo dandosi alla politica spicciola ed iniziando cosi un processo di revisione della sua struttura rituale. Stati che allora esistevano e diciamo ha avuto un momento di fulgore nel decennio di Lemmi, che credo vada dal 1894 al 1904, poi altri chiariranno le date, e da quel momento questa unificazione non l'abbiamo mai avuta. Ma la Massoneria è andata avanti sempre, diciamo, divisa in varie famiglie nel nostro paese. Abbiamo avuto un altro breve momento di unificazione, ed è stato però quello creato dal Capo del governo militare alleato in Italia, dall'americano Charles Poletti, che nel periodo, mi sembra, 1943/1947 o giù di li ha unificato, diciamo, con la forza del vincitore la Massoneria in Italia; ma subito dopo, nel 1948 sono incominciate le beghe. Mi accingo con molta cautela a esaminare il periodo storico successivo all'Unità d'Italia che a mio parere a ancora molti lati oscuri. Ma la cautela non può certo impedirmi di esprimere la mia opinione, che non vuole essere giudizio, ma solo stimolo ad un sano e costruttivo confronto.

1896-1904 Gran Maestro
Ernesto Nathan
I Gran Maestri Adriano Lemmi ed Ernesto Nathancontribuirono sicuramente a questo processo negativo, coinvolgendo l'Istituzione in vicende politiche che provocarono lo scisma del 1908, dal quale nacquero due Massonerie una mancante dell'Ordine una mancante del Rito. Forse è bene approfondire le ragioni di questa divisione visto che ancora oggi la Fratellanza ne subisce gli effetti, e che ancora oggi non riesce a trovare quell'unità di intenti tante volte auspicata. La scissione si determinò in seguito al contrasto tra la base e gli alti Gradi Massonici : cito dal Beliamo" e ciò perché la base lamentava l'interferenza di forti gruppi in contrasto e/o in combutta tra di loro, a voler disporre secondo convenzioni intercorrenti tra essi, od in opposizione a parte di essi, trascurando le statutarie designazioni per sistema elettivo, quindi con la partecipazione della base medesima; queste le ragioni di concetto". Di fatto era avvenuto che sotto la Maestranza di Ettore Ferrari, la Massoneria accentuando la sua campagna anticlericale, era scaduta sia al suo interno, che nella pubblica opinione, a questo va aggiunto un duro colpo inferto da Saverio Fera nel
Saverio Fera
1908 ( egli era Pastore Protestante, 33° e ultimo Grado del Rito Scozzese Antico Accettato, già Membro del Grande Oriente), che aveva costituito un secondo Supremo Consiglio, quindi lo scisma latente per l'atteggiamento politico di Ferrari, scoppiò con gran clamore quando si volle influire sul Deputato massone Giovanni Camera, in occasione di un voto che lo stesso aveva dato a Montecitorio conforme alla sua coscienza ed in contrasto con gli ordini del Gran Maestro Ferrari :




1904-1917 Gran Maestro
Ettore Ferrari
( il veto riguardava l'insegnamento religioso). A completare il quadro intervenne il Fera che dichiarò " la Massoneria si interessa a sproposito di politica, accoglie tra le sue fila gli anarchici, diventa atea e casì via". Il Fera venne sottoposto a procedimento disciplinare egli rifiutò il procedimento e si dichiarò scissionista di conseguenza molti Massoni stanchi della dittatura di Ferrari furono solidali con lui, scontate le conclusioni: nascono due Massonerie, Piazza del Gesù, Palazzo Giustiniani. Da qui tutti in ginocchio, battaglie e/o vere e proprie guerre tra chi restava fedele e chi correva a rigiurare ricevendo in cambio cariche e gradi. Molti, troppi, si misero in sonno, erano i migliore o i peggiori? Per i fatti incontrovertibili su esposti, la Fratellanza contava sempre meno, infatti la sua rappresentanza non venne fatta entrare in Campidoglio in occasione delle celebrazioni ufficiali per il cinquantenario dell'Unità d'Italia. (Per assoluta mancanza di spazio). A completare l'opera cosi saggiamente compiuta ci pensò un neonato movimento, alimentato dall'impresa di Libia (1911), nazionalista che subito si dichiarò nemico dei Massoni, accusati a torto di antinazionalismo da Andrea Costa, Massone socialista romagnolo e condottiero del primo assalto socialista alla Massoneria di cui lui stesso era stato sostenitore. Nel 1912 al Congresso del Partito Socialista di Reggio Emilia, si pone, guarda caso, in discussione la compatibilità tra iscrizione al Partito Socialista e l'iscrizione alla Massoneria, ci andò bene/la questione rimase irrisolta ,

Nel 1914 ad Ancona il Partito Socialista non si dichiarava più riformista ma rivoluzionario, fu un Congresso movimentato, e qui e' necessario ricordare le parole di Benito Mussolini che fungeva da pubblico accusatore, cito letteralmente: " Se qualche importante Massone Socialista abbandona il Partito, a me non importa un bel niente perché anche con la morte gli iscritti al Partito se ne vanno; il nostro partito è una organizzazione di soldati, di guerrieri, non di filosofi e di ideologi, e quindi come guerrieri non si può marciare in un esercito e contemporaneamente in un altro ..... omissis".
Che dire ancora forse è utile ricordare che Enrico Nathan aveva guidato in Campidoglio una Giunta non certo priva di socialisti, e non mi sbaglio se affermo che nelle Logge i socialisti non erano certo in minoranza. L'incompatibilità fu sancita con 27.378 voti, mancavano appena 11 anni e poi lo stesso Mussolini con l'appoggio dei Fratelli, che evidentemente non ricordavano le parole da lui dette al Congresso di Ancona, avrebbe coperto la Massoneria sotto una coltre di botte e di olio. E bene ricordare che a molti Fratelli piacque il programma dei Fasci di combattimento, nati al circolo camerale di Piazza San Sepolcro a Milano: sequestro dei beni delle congregazioni religiose. Non si può certo negare che buona parte della Massoneria si affiancò al fascismo, e non si può negare che un tronco della vedova mai visto fin ad allor a "3.000.000 di lire" giunse come aiuto agli stessi fascisti. Era Gran Maestro Domizio Torregiani

1919-1925 Gran Maestro
Domizio Torrigiani
ed ecco le sue parole (1921) "il nuovo movimento va guardato con simpatia, il Fascismo è una rivolta necessaria, bisogna sostenere nelle prossime elezioni i candidati fascisti" . Per chiudere questa pagina fedele tutti, forse, ricordano che lo stesso Torregiani molto poco convinto dichiarò ancora inviando un telegramma a Mussolini per porgergli " con animo schietto e fervido gli auguri migliori per la riuscita dell'ardita impresa cui Ella si è accinto animosamente".

Ed ora che il Grande Architetto dell'Universo ci aiuti, Benito Mussolini conosce il Cardinali Gasparri: la Massoneria e già un problema anche per il Fascio. Per inciso fu proprio Gasparri che chiese la liquidazione della Massoneria per potere iniziare le trattative per il Concordato.E' il sonno è il 1925. Ci vorranno 19 anni.
E' mio dovere fare un passo indietro, siamo nel 1923 e ricordo i nomi che erano in casa Massonica ma anche casa Fascista, erano dodici, ripeto erano Massoni, Italo Balbo, Cesare Rossi, Alessandro Dudan, Giacomo Acerbo, Roberto Farinaci, Achille Storace, Edoardo Torre, Giovanni Marinelli, Dino Grandi, Gaetano Postiglione, Attilio Teruzzi, Massimo Rocca.
Da qui la mia angoscia. La mia paura per i ritorni storici, la mia fame di unità, perché quanto su esposto è sostenuto in piena coscienza critica mette a nudo l'errore storico della Massoneria Italiana, che ha ritenuto di servire o di servirsi della politica.

Fonte : Mika-el