La Sala dei passi perduti è quel luogo che funge da porta tra materia e spirito. In questa porta di accesso al “Tempio fisico” il Massone, nell’atto di lasciare fuori i metalli, si prepara a conseguire l’equilibrio e la pace interiore ed esteriore.
Attraverso questa pace, il tumultuoso vortice dei cinque sensi si placa e cessa di bombardare di informazioni, mediate dalle emozioni, l’emisfero cerebrale sinistro; in tale attenuarsi della suddetta attività cerebrale si raggiunge quello stato che possiamo definire silenzio esteriore. Dal silenzio esteriore accediamo gradualmente a quello stato di calma totale che viene chiamato silenzio interiore.
In tale nuova disposizione di tutto il nostro apparato cominciamo ad avvertire le intuizioni che provengono dal nostro emisfero cerebrale destro: cominciamo ad avvertire “il suono del silenzio”.
Siamo pronti “ora” per accedere al Tempio fisico ed a quello interiore.
Le poche intuizioni iniziali si trasformano, una volta entrati nel nostro Tempio, in un torrente di informazioni che ci conducono ad una espansione di coscienza. Tale attività destrorsa si manifesta attraverso idee, suoni, profumi, luci, colori ed attività sensoriali del tutto simili ma profondamente differenti dai cinque sensi ordinari; i cinque sensi sono traslati su di un piano superiore e, ad essi, si aggiunge un sesto senso del quale abbiamo già parlato: l’intuizione.
Il monito di lasciare i “metalli” fuori dal Tempio conduce alla calma interiore ch’è lo stato ideale per operarvi, abbandonando nella Sala dei Passi Perduti l’affollamento dei pensieri mondani, che arrecherebbero disturbo e danno a tutti i partecipanti. Il lavoro prevalente dell’iniziato è quello sull’energia: unità di energia, energia incorporata nelle forme, flusso di correnti di energia mentale; queste energie acquistano potenza ed incarnano il nostro proposito attraverso il pensiero, seguendo le correnti di pensiero di chi ci accompagna nel lavoro di Loggia.
Nel pensiero avviene la separazione tra bianco e nero, tra bene e male. Nessuno può dirsi maestro finché volontà e pensiero non agiscono all’unisono, finché non siano evidenti il dominio mentale e l’opera creativa di una mente illuminata. Percorrendo il sentiero dell’oblio di sé stessi, (al contrario dell’individualismo che porta inevitabilmente al sentiero della mano sinistra), si arriva alla consapevolezza di gruppo. Pertanto, ogni nostro lavoro deve essere considerato come opera di gruppo.
Il grado di disciplina, cui l’iniziato deve sottomettersi è stabilito dall’anima, prima ancora ch’egli s’incarni. L’opera dell’esoterista consiste nel far emergere le sue qualità, nascoste, ed in stato latente. Tutto questo può essere ottenuto con la crescente realizzazione del campo di conoscenza ricordando che la conoscenza stessa, illusione o apparenza, può essere d’ostacolo se non è tramutata in saggezza. Finché l’uomo si identifica con l’apparenza, sarà soggetto alla grande eresia della separazione. Il mondo delle apparenze, riceve energia dal mondo delle qualità o dei valori e risponde vibrando. Quest’ultimo, a sua volta, riceve energie dal mondo del proposito o del volere cui risponde vibrando:
“…cooperando, il fuoco elettrico della volontà ed il fuoco solare dell’amore producono il mondo delle forme create e creative…”
Fonte : Pot .'. Fr.'. Leonida