Una figura di uomo da rivalutare, alla luce di nuove scoperte. Numerosi documenti(tra cui molti autografi del Principe), sono stati riportati alla luce,mostrandolo come un uomo dalle notevoli Conoscenze, uno scienziato, inventore di particolari macchine idrauliche e pirotecniche, un uomo di vasta cultura...Un Alchimista?
Presso l'Archivio Notarile di Napoli sono stati rinvenuti alcuni documenti, tra cui il testamento olografo, mentre altri sono stati ritrovati presso una Collezione privata ed il lavoro è stato portato avanti dalla studiosa Clara Miccinelli.
Si sa che Raimondo Maria dè Sangro, Principe di San Severo e duca di Torremaggiore(FG), dove era nato, nel 1750 unificò le Logge Massoniche napoletane sotto un unico indirizzo, quello Scozzese. Qualche suo biografo gli attribuisce, a torto, l'immissione in Italia della Massoneria stessa ma questo non corrisponde al vero. Così facendo, le sue propagandate idee di Libertà e di rinnovamento,finiranno per ridursi però ad una Elite esclusiva, con l'introduzione degli Alti Gradi (previsti -appunto- dal Rito Scozzese). Personaggi dei ceti più alti: "fratelli" appartenenti alle classi nobiliari, militari, ecclesiastiche e perfino di Corte. "I fondamenti egualitari e libertari a cui si erano ispirate le prime logge napoletane della Massoneria Inglese,venivano quindi fagocitate dalle pratiche occultistiche e alchemiche a cui venivano iniziati i "fratelli"...". Nello 'Statuto'scritto di suo pugno, all'art.12 si definisce la somma di 40 ducati d'oro (più tre mensili per ogni adepto) da versare all'atto dell'iscrizione,quindi una cifra che non molti potevano permettersi. L'art.8 privilegiava l'elezione ad un numero ristretto di 8 Eletti per la Loggia dei Gradi Superiori, più naturalmente la figura del Gran Maestro, quindi 9 e questo ricorda i primi fondatori dell'Ordine del Tempio(i Nove Cavalieri Templari).
Sulla lapide viaria che è stata a lui intitolata (la piazza principale di Torremaggiore) si legge" Chimico e matematico".
G.C. Lacerenza ci descrive il 'messaggio' che Raimondo dè Sangro ha voluto trasmetterci." Trovare la pietra, nascosta nella luce, sublimando la luce nascosta. Quanto ai modi per realizzarlo, egli con la sua consueta liberalità ha voluto benevolmente indicarceli nella sua Cappella gentilizia, per il disinganno e l'educazione degli animi volti a ottenere il completo dominio sul proprio destino, esponendone i misteri con sincerità e zelo; e anche un pizzico di pudicizia, però, velata".
Vediamo di 'entrare'in questa Cappella, che il Principe volle abbellire e utilizzare per 'criptarvi il suo sapere ermetico. Essa fu costruita nel 1590 nel giardino del palazzo della famiglia dè Sangro-al quale era collegata da un cavalcavia che rovinò nel 1889- per volere di Gian Francesco,per ospitarvi le tombe di famiglia. Rinnovata dal figlio Alessandro nel 1608-'13, fu decorata da Raimondo. In tutta la Cappella si susseguono,infatti, stupende sculture che raffigurano i personaggi della nobile famiglia ognuna con un proprio elogio, oltre a marmi policromi ed affreschi (la "Gloria dello Spirito Santo") eseguiti da Francesco Maria Russo nel 1749 per ornare la volta, e che da allora non hanno mai necessitato di restauro: colori ancora vivi che il Principe stesso realizzò con bile, vescica, urina ed interiora di animali.
Lavori di rinforzo alla volta furono in realtà eseguiti negli anni 1988/'90 a causa del terremoto del 1980, e durante gli stessi, sarebbe stato scoperto un locale collegato a cunicoli e profonde grotte.
Nel maggio 1990 dei ladri trafugarono un dipinto ovale con l'effigie del principe, che era collocato tra due putti in gesso vicino all'altare, ma l'opera venne recuperata nel luglio 1991 e ci si accorse che qualcuno aveva tentato di 'restaurarla' di nascosto: purtroppo per gli 'ignoti', l'esecutore del dipinto aveva usato dei colori talmente particolari ('oloidrici') - da una formula ideata dallo stesso Raimondo- da rendere inefficace qualsiasi tentativo!
Ad occhi ignari, la Cappella appare una stupenda sintesi dell'arte Barocca, con finissimi marmi e stucchi pregevoli, ma c'è qualcosa da tenere presente.
IL CRISTO VELATO
Nell'Archivio Notarile di Napoli è stato rinvenuto il contratto tra il Principe e Giuseppe Sammartino(1720-1793), scultore e artista famoso per la sua abilità. In questo contratto egli si impegna ad eseguire l'opera di una 'statua raffigurante Nostro Signore Morto al Naturale da porre situata nella cappella Gentilizia del Principe, cioè un Cristo Velato steso sopra un materasso che sta sopra un panneggio e appoggia la testa su due cuscini, apprè del medesimo vi stanno scolpiti una Corona di spine tre chiodi e una tenaglia"; il Principe si impegnava altresì di procurare il marmo e realizzare una "SINDONE,una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sovra la scultura,dopo che il Principe l'haverà lavorata secondo sua propria creazione; e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo. Il quale strato di marmo dell'idea del sig. Principe, farà apparire per la sua finezza il sembiante di Nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua". Il Sammartino si impegnava inoltre a ripulire detta 'Sindone'per renderla un tutt'uno con la statua stessa. E a non svelare a nessuno la 'maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la statua". Viene concordato che l'intera opera sarebbe stata interamente attribuita al Sammartino.
Guardiamo con meraviglia questo capolavoro. Il Canova avrebbe pagato - per sua ammissione - qualsiasi prezzo per averlo, ma essa era invendibile. Il velo -quindi - NON E' DI MARMO bensì di STOFFA FINISSIMA,MARMORIZZATA CON UN PROCEDIMENTO ALCHEMICO DAL PRINCIPE, a tal punto da costituire un'unica opera con la scultura del Sammartino!
La studiosa Miccinelli avrebbe rintracciato il documento contenente la 'ricetta'per fabbricare questo 'marmo a velo'.
Significato dell'opera: siamo di fronte ad una iconologia 'geroglifica'che mostra il connubbio tra arte ed alchimia e ci pone vari interrogativi.
Viene messo in rilievo il talento al servizio della dottrina ermetica del Principe dè Sangro.Volendo realizzare una delle immagini più enigmatiche della simbologia cristiana, ovvero la Sindone, egli voleva richiamare la 'nuova veste di gloria' che avvolgerà il corpo risorto di coloro che riusciranno a trovare la perfezione nella 'pietra filosofale'? Nel Rosarium Philosophorum- infatti - è proprio l'immagine del Cristo, che risorge avvolto nel manto glorioso, a concludere la Grande Opera.
IL DISINGANNO
Altra Statua 'ermetica' presente nella Cappella Sansevero, è questa del Queirolo, in cui vediamo che una fitta rete avvolge un uomo che si dibatte tentando di liberarsi, e accanto a lui un genio alato (il LUME) che gli sta indicando il cammino da compiersi:il piede scalzo poggia su un globo (il mondo) che raffigura l'ignoranza terrena per confluire verso la sapienza propria degli Illuminati. Simbologia che rappresenta l'Uomo che deve liberarsi dalla rete del peccato e dell'illusione per ottenere il controllo di sè stesso, finalmente purificato e perfetto.
Fonte: duepassinelmistero