NAPOLI - Dalla (poca) luce dei lumini a quella del led. Sembrerebbe
un controsenso per l’ipogeo della chiesa di Santa Maria delle Anime del
Purgatorio ad Arco, nota come quella «d’’e cape ‘e morto», nel cuore
pulsante del centro storico di Napoli, in via Tribunali. E invece non lo
è, perché i recenti restauri in chiave moderna non hanno fatto altro
che valorizzare ancora di più la più nota tra le terresante partenopee,
dove fin dal ‘600 era praticato il culto per i defunti.
UN LAVORO ANTROPOLOGICO - In via
Tribunali 39, negli ultimi mesi, è stato svolto un lungo e meticoloso
lavoro da parte dell’antropologo, fisico e paleopatogo della Federico II
Pier Paolo Petrone e del giornalista appassionato di antropologia
culturale Antonio Tortora, che hanno messo in ordine teschi e ossa,
ripulito riggiole e scarabattole e, in pratica, hanno «musealizzato» a
dovere il caos che regnava nel sottosuolo della chiesa delle «anime
pezzentelle». Tra le novità, ad esempio, una lunga teca che custodisce
lettere ed ex voto che il popolo napoletano rivolgeva alle anime defunte
implorando grazie e protezione. Un’usanza dal sapore arcaico e pagano,
non a caso interrotta dal cardinale Ursi nel ’69, poiché si chiedeva
intercessione direttamente ai trapassati invece che al Signore o alla
Madonna.
NUOVE SCOPERTE - Durante i lavori
sono state risistemate diverse nicchie contenenti resti mortali - in
particolare quella della giovane promessa sposa Lucia - corredate da
fiori di stoffa, pupazzi, merletti, rosari. Il tutto, ordinando il
disordine che sussisteva prima, ma senza intaccare più di tanto
l'atmosfera sacra e suggestiva del luogo. Il complesso museale di Santa
Maria delle anime del Purgatorio ad Arco è di proprietà dell’Opera Pia
Purgatorio ad Arco Onlus, costituita nel 2009 e gestita, in regime di
convenzione, dall’Associazione Progetto Museo. Uno «scrigno» che
continuerà a sorprendere turisti e napoletani, continuando di sicuro a
far parlare di sé: sono stati infatti scoperti ulteriori ambienti
dell’ipogeo, da esplorare e - si spera - da aprire al pubblico.
Fonte:http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it