Itinerari Latomistici, torna nuovamente in Campania a Cervinara, per scoprire un interessantissimo Palazzo Marchesale dimora dei Caracciolo, una delle più blasonate famiglie d’Italia[1], che diede natali ad illustri personaggi nel mondo del clero ed a valorosi uomini d'arme. Annovera fra i suoi discendenti un santo San Francesco Caracciolo fondatore dell'ordine dei Chierici Regolari Minori (Caracciolini) [2] e lo storico Ammiraglio e Fratello Massone[3] Francesco Caracciolo Duca di Brienza e Patrizio Napoletano[4], fra i protagonisti di spicco della repubblica partenopea[5] oltre a numerosi maggiorenti nel Regno di Napoli[6].
In questa inconsueta e pregevole dimora storica vi abitarono gli esponenti del Casato dei Caracciolo tra il 1607 ed il 1806.
Il sito si tramanda fu chiamato Cervinara da un altare dedicato dai Romani a
Cerere, dea delle messi, tracce documentate dell’insediamento risalgono ad una
pergamena dell'837 nel quale veniva descritta la donazione del "castrum
quod dicitur Cerbinaria in Caudetanis" al principe beneventano
Sicardo da parte dei monaci di San Vincenzo al Volturno[7].
Il borgo, verosimilmente, sorse tra il IX e il X secolo d.C., in età
longobarda, quando con probabilità le popolazioni si concentrarono, dalle
campagne, intorno al borgo fortificato in località Castello.
Cervinara nella sua storia fu sotto il dominio di numerosi feudatari.
Appartenne prima ad Isabella di Chauville e poi fu suddiviso in due parti, una
ai de l’Etendart e l’altra ai de la Gonesse. Passò quindi ai Carafa, ai
d’Avalos, poi ne venne in possesso il magistrato spagnolo Berardino de
Barrionuevo, che fu il primo marchese di Cervinara e nel 1607 ai Caracciolo che
a seguire trasferirono per linea femminile le proprietà ai Conti del Balzo di
Presenzano[8].
La parte principale dell’edificio gentilizio nell’odierna frazione Ferrari,
fu edificata dagli esponenti della nobile famiglia d’Avalos d'Aquino d'Aragona,
beneficiaria nel 1532 del feudo come donazione da parte del Regio Demanio
Spagnolo[9]. Nel 1562 principiarono i lavori di edificazione del maniero, la
cui costruzione fu terminata solo nel 1581.[10] L’edificio venne acquistato nel
1607 dai Marchesi Caracciolo, a cui rimase in proprietà fino all’abolizione
della feudalità nel 1806.
Fra il 1630 ed il 1650 il Marchese Don Francesco Caracciolo, volle
completare il Palazzo, facendo erigere il maestoso portale di pietra recante
affrescato sulla volta d'ingresso il Blasone della Famiglia. Fra gli interventi
di maggior spicco ancora oggi conservati, fu la creazione di numerose epigrafi
che recano lungo il prospetto della dimora storica numerose effigi
Ermetiche, che richiamano un simbolismo molto noto alle Corporazioni di
Mestiere ed agli studiosi di scienze tradizionali quali l’Alchimia.
Tutti elementi presenti da secoli in Campania, con maggiore concentrazione
nella città di Napoli che ha rappresentato il crocevia dell’Iniziazioni
Ermetiche mediterranee. Questa terra, che sin dalla sua fondazione è
strettamente legata a numerose forme di esoterismo dettate da apporti
sapienziali, ermetici e docetici, che giungevano dall'antico Egitto[11],
passando per la Pitagorica Schola Italica[12] e corroborati dall'apporto
cabalistico, trasmesso nel tempo da comunità di ebrei presenti nell'area del
golfo[13].
Napoli fu anche l’Atanor, dove si generò la forma più importante e
strutturata della Massoneria nel Regno Borbonico. Prese forma e crebbe il
sistema degli Alti Gradi, che a seguire generò nel pensiero di Don Raimondo Di
Sangro Principe di San Severo un profondo cambiamento nel mondo dell’Esoterismo
nel Regno[14].
Il Marchese Caracciolo utilizzò un linguaggio fortemente simbolico, ben noto
nella cerchia di Ermetisti presente da secoli in quel territorio.
Troviamo riprodotti sulla
facciata ben 26 Simboli, che spaziano dalla Tradizione delle Corporazioni di
Liberi Muratori medievali (Archipendolo, Compasso), alla Croce Patente che
richiama fortemente alla memoria la Tradizione Templare, passando per simboli
Alchemici e Solari legati al “Libro della Vita”.
In questo Rosone in verità pur essendo composto da 18 raggi, va contemplato l’elemento centrale che determina il 19, numero Aureo presente anche anticamente nella Liturgia Tridentina[15].
Viene spontaneo chiedersi il perché di quest’opera, sicuramente voluta e giammai casuale, che palesava simboli, notoriamente rivolti ad una cerchia ristretta.
Ci piace pensare, prendendo spunto da recenti studi ed approfondimenti, che
il Marchese che apparteneva ad una delle più fiorenti casate del Regno,
frequentasse come era in voga fra alcuni esponenti illuminati
dell’Aristocrazia, la Napoli ermetica che in quel periodo era influenzata da
numerosi fermenti Rosacruciani[16]. Figure autorevoli dei Cenacoli Alchemici,
frequentarono la Capitale del Regno portando i frutti delle loro ricerche. Fra
questi il Marchese Francesco Maria Santinelli di Pesaro conosciuto negli
ambienti Ermetici con lo jeronimo di Frà Marcantonio Crassellame Chinese,[17]
mecenate e fondatore dell'Accademia de' Disinvolti[18], il quale apparteneva
all’importante Cenacolo Alchemico di Cristina di Svezia.[19]
Potremmo supporre con dati plausibili ma non documentabili, che il Marchese
Caracciolo, trasformò il suo maniero in “Libro di Pietra”, per
poter accogliere i simposi di esponenti di spicco di questo filone di Studi
Tradizionali, trasformandolo probabilmente in Cenacolo Ermetico, così come
negli anni a seguire divennero storici palazzi dell’Aristocrazia del Regno di
Napoli, quali quello di don Raimondo di Sangro Principe di San Severo[20] o di
Don Gennaro Maria Carafa Cantelmo Stuart, Principe della Rocella.[21]
Questo potrebbe dare una chiave di lettura al ritratto che campeggia nella
Sala della Giustizia, ove il Marchese Caracciolo si fece ritrarre con un
bastone, che secondo un recente studio di un ricercatore irpino,
rappresenterebbe l’Asta del Maestro delle Cerimonie[22],
quindi lascerebbe intendere che il padrone di casa svolgesse forse una figura
mecenatica o di ispiratore di un Cenacolo Ermetico.
Probabilmente la Sala della Giustizia, potrebbe essere stata adibita a
queste particolari riunioni, poiché presenta delle caratteristiche che sovente
caratterizzano alcuni Templi e non solo quelli Massonici.
L’ingresso ad Occidente lascia l’Oriente frontale, questo potrebbe essere un
dato interessante, che va a sommarsi agli affreschi presenti i quali
riproducono i Canti della Gerusalemme Liberata, che trae ispirazione anche
dall’opera riprodotta dal pittore fiorentino Antonio Tempesta, detto il
Tempestino, che operò nei primi anni del 1600[23].
I disegni riprendono manieristicamente l’opera del pittore toscano, tanto da
lasciar pensare ad un’opera di scuola Tempestiniana. Difficilmente però il
maestro avrebbe potuto affrescare il Salone, poiché la data di inizio dei
Lavori del palazzo, coincide con la data del decesso del pittore.[24]
Recenti studi, hanno fatto emergere dei dettagli inusitati in altri
contesti, poiché da una attenta analisi, si evince la presenza in alcune
figurazioni di elementi prettamente Ermetici.
Nell’affresco che ritrae il Canto IV della Gerusalemme Liberata ove il Tasso
fa riferimento a personaggi quali Idraòte (re di Damasco) – Armida (nipote di
Idraote) – Eustazio (fratello di Goffredo) – Goffredo ed alcuni cavalieri
cristiani, sono presenti sul calepino di un personaggio ritratto col mantello
vari simboli di origine Ermetica.
Né il Tasso nel suo scritto, né il Tempestino nelle sue pitture, fanno
riferimento a questi pittogrammi. Pare pertanto evidente che fu il Marchese
Caracciolo nel commissionare l’opera a questo pittore ad oggi ancora
sconosciuto, a chiedere espressamente che fossero riportati questi
Simboli, fra i quali possiamo scorgere una lettera G, un
Compasso, un Ottagono, tutte figure sicuramente onuste di simbolismi esoterici
profondi.
La presenza presso il Palazzo di questi riferimenti sia litici che
pittorici, aggiunti su espressa volontà del Marchese Caracciolo, farebbero
emergere una determinazione netta e specifica tesa a rendere un maniero che
nella sua origine voluta dai d’Avalos, aveva un impianto di natura militare,
in una realtà ben diversa ed inconfutabilmente dichiarata, che indicava
in maniera evidente ai più una attenzione verso certi Saperi, verso certi studi
che lasciano presagire frequentazioni con esponenti di ambienti Ermetici.
Ad avvalorare questa ipotesi di Lavoro, è l’area geografica di riferimento,
che vide nel Regno di Napoli il fulcro di un particolare filone legato
prevalentemente all’Alchimia.
Molti aristocratici appartenenti alle più importanti Casate del Regno ebbero
rapporti con importanti Cenacoli Ermetici prima e con la nascente Massoneria a
seguire.
A Napoli infatti il 22 maggio del 1728, fu fondata la prima Loggia
Massonica Regolare in Italia, con il Titolo distintivo “Perfetta
Unione” con bolla di Fondazione emanata della Gran Loggia
d’Inghilterra[25], annoverando nel piedilista i nomi più illustri del
Regno di Napoli[26] dalla quale il 10 dicembre del 1747, il Principe di San
Severo creò un "Cerchio Interno", dando vita al Rito Egizio
Tradizionale[27], la più antica Obbedienza Massonica italiana, attiva ancora
nei Nostri giorni per ininterrotto Tramando Iniziatico.[28] I Fratelli cooptati
su questo Cammino nell'Arte Regia, furono selezionandoli fra Massoni Aristocratici
ed appartenenti ai ranghi più elevati della gerarchia militare, unitamente ad
esponenti all'alta Nobiltà legata alla corte, che già operavano con gli Alti
Gradi Scozzesi. Questo nascente "Cenacolo Iniziatico", che
univa i migliori Ermetisti del Regno, era destinato esclusivamente a quanti
avessero significative nozioni Ermetiche, volto a praticare una strutturata
forma di Massoneria fortemente Operativa, la quale arricchita di un celato
simbolismo e colma di molteplici aspetti Rituali vicini al mito Osirideo,
generò il primo nucleo Iniziatico della nascente Massoneria Egizia. Annoverava
figure di spicco quali il primogenito del Principe Don Vincenzo di Sangro[29],
il Barone di Tschudy, Don Paolo d'Aquino Principe di Palena ed altri Illustri
Fratelli quale il Principe di Tricase, il Duca di Capodichino, il Principe
Michelangelo Caetani, Giovanni Maria Guevara 7° Duca di Bovino ed il già citato
Don Gennaro Maria Carafa Cantelmo Stuart, Principe della Rocella[30]. Tutto
questo attesta con evidenza il legame forte fra Aristocrazia ed Arte Regia, fra
il Regno di Napoli e l’ermetismo, fra la Campania e l’Alchimia. Questa
riflessione, corrobora l’ipotesi che il Palazzo marchesale di Cervinara fu
fortemente voluto da Don Francesco Caracciolo, quale “Libro di Pietra”
e Tempio, ove raccogliere il suo Cenacolo Ermetico.
INDIRIZZO
Piazza Regina Elena, 1
83012 Cervinara (AV)
83012 Cervinara (AV)
TELEFONO
06.904.94.10
06.904.94.10
[1] Il nome di questa famiglia appare menzionato per la prima volta in una pergamena del capitolo e precisamente con la data del 1229- Enciclopedia Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/caracciolo
[2] È stato proclamato santo da papa Pio VII nel 1807. R. Raffaele Aurini, Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, Colledara, Andromeda editrice, 2002, vol. III (2002), pp. 329-332.
[3]Di Ruggiero Di Castiglione La Massoneria nelle Due Sicilie: E i fratelli meridionali del '700, Volume 1, pag. 157
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Caracciolo_(ammiraglio) http://www.famiglienobilinapolitane.it/Genealogie/Caracciolo%20di%20Brienza.htm
[5] B. Croce, Il Nelson e la capitolazione, in Idem, La Rivoluzione napoletana del 1799. Biografie, racconti, ricerche, Laterza, Bari 1926 (IV ed.), pp. 266-267.
[6] Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia (6 volumi), Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1875.
[7] http://www.ansa.it/viaggiart/it/city-2002-cervinara.html
[8] La Marchesa Laura Caracciolo di Sant’Eramo (che fra i Titoli nobiliari annovera anche quello di Marchesa di Cervinara) sposa il Conte del Balzo di Presenzano e riceve in dote il Palazzo di Cervinara.
[9] Flavia Luise L’Archivio privato d’Avalos – Napoli Clio Press, 2012 - 484 p. ISBN 978-88-88904-14-6
[10] Flavia Luise (Op. Cit.)
[11] N. Malaise, Les conditions de penetration e de diffusion des cultes egiptiennes en Italie, EPRO n.22, Leida 1972
[12] Tradizione delle scuole Pitagoriche, che continuarono a vivere ininterrottamente fin dai tempi della Magna Grecia. Giuseppe Origlia Paolino, Storia dello studio del Regno di Napoli – Napoli 1753 Vol. I pag. 15-16
[13] Moshe Idel, Kabbalah in Italy, 1280-1510. A Survery Published by: Yale Univerity Press – Copyright Date 2011, Pages 288
[14] Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Origini del Rito Egizio Tradizionale" - Quaderni di Loggia - Napoli 2016 ISBN 9788894296488
[15] Missale Romano Monasticum ex decreto sacrosanti concilii tridentini restitutum Sumptibus, Chartis et Typis Friderici Pustet MDCCCXCI.
[16] Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Origini del Rito Egizio Tradizionale" - Quaderni Egizi di Loggia - Ed. Riservata Napoli 2016 ISBN 9788894296488
[17] Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli-Edizione Riservata Napoli 1911- Ristampa a cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, ISBN 9788894296419
[18] Oskar Garstein, Rome and the Counter-Reformation in Scandinavia: the age of Gustavus, pag. 755, BRILL, 1964.
[19] Cristina di Svezia e il suo Cenacolo Alchemico Di Anna Maria Partini pag. 120 Edizioni Mediterranea 2010
[20] Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale" Ed. Riservata Napoli 2011 ISBN 9788894296402
[21] Lettere di Bernardo Tanucci a Carlo III di Borbone (1759-1776) - Regesti a cura di R. Mincuzzi - Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1969, pp. 59 ss.
[22] Marco Di Donato “Il Tempio dei Caracciolo, ostentazione o crocevia? ”ed. Il Papavero 2015 EAN: 9788898987184
[23] Marco Di Donato “Op. Cit.”
[24] Morì a Roma, 5 agosto 1630. Trasferitosi a Roma nel 1573, lavorò per Papa Gregorio XIII affrescando alcune mappe della Sala delle carte geografiche in Vaticano, tra le quali la famosa Mappa di Roma (1593). Nella capitale pontificia lavorò per molte nobili famiglie e per importanti cardinali come Alessandro Farnese e Scipione Borghese. Sono presenti sue opere a San Giovanni dei Fiorentini, alla villa di Caprarola, a Tivoli. Ernst Gombrich, Dizionario della Pittura e dei Pittori, Torino, Einaudi Editore, 1997.
[25] Al musicista Francesco Xaverio Geminiani primo italiano ad aderire ad una Loggia Massonica speculativa, che già aveva vissuto e svolto la sua attività artistica a Napoli, fu affidata dal Gran Maestro della Premier Grand Lodge Lord Henry Hare terzo Barone di Coleraine (1693-1749), unitamente al Fratello George Olivaros la Deputation, per costituire nella Capitale del Regno di Napoli una Loggia Massonica Regolare. Il documento fu siglato d'Ordine del Gran Maestro ad opera del Segretario della Grand Lodge of England Fratello William Reid l'11 Maggio 1728 e conferito ai due Fratelli Italiani il 22 Maggio 1728, data ufficiale della Nascita della Loggia Perfetta Unione - Ruggero di Castiglione La Massoneria delle Due Sicilie "I Fratelli Meridionali del '700, Gangemi Editore- Roma pag.15-16
[26] Archivio Segreto Vaticano - Nunziatura di Napoli - Nunzio di Napoli Don Gualtiero de Gualtieri - Volume 235, fogli 3-5 Indirizzati al Segretario di Stato, Sua Eminenza Don Silvio Gonzaga Valenti in data 3 Agosto 1751
[27] Vedasi Enciclopedia TRECCANI, Voce: Massoneria, Sub: Cenni Storici al 2° capoverso è la più antica Obbedienza Massonica Italiana fondata nel 1747 da Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/massoneria/
[28] http://www.ritoegiziotradizionale.it/ Sito Ufficiale del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli®
[29] https://it.wikipedia.org/wiki/Rito_Egizio_Tradizionale
[30] Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli-Edizione Riservata Napoli 1911- Ristampa a cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, ISBN 9788894296419
Fonte: Gran Loggia Phoenix