giovedì 14 luglio 2011

14 Luglio 1789 – 14 Luglio 2011: Rivoluzione Francese: Storia vecchia senza futuro?


Ieri

La data del 14 Luglio 1789 è entrata prepotentemente a far parte della Storia dell’Evo Moderno, andando ad assumere un significato che – di là del momento storico in cui la Rivoluzione Francese si è manifestata, e dei suoi sviluppi successivi – è ancora attuale e di volta in volta si rinnova nel suo significato essenziale.
Questa data, infatti, coincide con la “prima” fine, peraltro cruenta, di una configurazione amministrativo-politica che ha un nome ben preciso: lo “stato assoluto”.
Questo evento epocale, a sua volta, si concatena con tutta una serie di avvenimenti due dei quali, a loro volta, hanno lasciato impronta profonda nella Storia: la Rivoluzione Industriale e la rapida aggregazione e metamorfosi di genti in popolo, e da popolo in nazione. L’esempio tipico di nazione dapprima separata e successivamente unita, con il mantenimento di una forte identità e di un vigoroso spirito patriottico, ha un punto di riferimento preciso negli Stati Uniti d’America.
Se la Rivoluzione Francese segnò la caduta dello Stato Assoluto sotto la lama della ghigliottina, la Rivoluzione Industriale segnò l’avvio di una nuova e diversa fase nel mondo del lavoro, arricchita da quella visione liberista che caratterizzò l’apertura dei mercati al Libero Scambio: una crescita lenta e continua, un vero e proprio processo moltiplicatore che – nei fatti – è stato il precursore e l’innesco stesso di quella mutazione planetaria che ha il nome di Mercato Globale.
Se poi concentriamo la nostra attenzione sulla nascita degli Stati Uniti d’America, notiamo che il corso della Storia, diviene vera e propria “corsa”: da quando iniziarono i primi fermenti dei coloni giunti dall’Europa, per poi passare agli episodi della Rivoluzione Americana e della dichiarazione di Indipendenza, prima, e poi della contrapposizione tra Stati del Nord e Stati del Sud, ed infine quelle appassionate e cruente pulsioni che caratterizzarono la nascita della moderna Nazione Americana. Una Nazione nata con rapida progressione, e che ancora oggi è all’avanguardia in moltissimi campi.
Questi tre grandi avvenimenti storici, che si dipanano nel corso di alcune centinaia di anni, pur se diversi tra loro sembrano caratterizzati da una serie comune di fattori che è utile ricordare: il continuo, tendenziale, progresso dell’umanità; gli stimoli alla crescita ed al miglioramento dell’individuo; l’insopprimibile anelito di libertà che è insito in ogni essere umano.
Attorno a questi elementi, che costituiscono le radici dell’Albero della Storia, vi è tutto un corollario di micro e macro eventi che ne caratterizzano la crescita. Certamente, una crescita con luci ed ombre, ma comunque un progresso continuo dell’umanità: un’umanità preda delle passioni, dell’avidità, del desiderio di comandare e prevaricare; un’umanità lacerata da guerre e divisioni; un’umanità dove l’uomo, esaltato ma anche tormentato dal proprio “ego”, è il più feroce nemico di se stesso e dei propri simili.
Ma anche un’umanità che è cresciuta e si è sviluppata progressivamente grazie alle scoperte ed alle innovazioni tecniche, scientifiche e della medicina; che dall’aratro è passata all’economia di mercato, alla conquista dello Spazio, all’informatica estesa, ad Internet.
La Rivoluzione Francese, quindi, ha sempre assunto un significato particolare per raffigurare lo stimolo e lo sforzo di quei popoli che, anche con il sacrificio di moltissime vite, hanno cancellato divisioni di casta e classi – ricordate? Clero, Nobiltà e Terzo Stato - trovando la forza di ribellarsi all’oppressione, avviandosi così verso un percorso di Libertà e Democrazia.

Oggi
In tutti questi passaggi, appaiono caratterizzanti e costanti il desiderio di libertà, la ricerca di un futuro migliore, il miglioramento della propria condizione; tutte situazioni legate tra di loro da un filo colorato e talvolta ruvido.
Questo filo – simbolicamente e nella sintesi che, in questa sede, vuol ricondurre all’essenziale – ha il colore dell’ideologia, quello dell’idealità, e quello delle idee.
Tre parole apparentemente assonanti, ma che hanno in comune solo la radice arcaica, quella che riporta all’individuo ed alla sua possibilità di pensare e di elaborare tali pensieri per trasformarli in azioni; per il resto, queste parole – sempre “grazie” all’essere umano, costantemente imperfetto ma perfettibile, e quindi tendente alla perfezione sia nel suo “essere” sia nel suo “divenire” – hanno assunto significati a volte contraddittori, talvolta dando luogo ad azioni del tutto opposte a quanto di positivo in esse fosse contenuto.
Parlare, oggi – XXI Secolo dell’Era Moderna (o dell’Era Post-Moderna? O dell’Era Informatica?) di Rivoluzione Francese, per molti, potrà apparire strano, così come agli occhi dei più sembrano appannati o addirittura superati – stando ad alcuni sondaggi – gli ideali, le stesse motivazioni storiche e le loro ripercussioni dirette ed indirette sulla Storia di oggi.
Però, pensate bene: ogni rivoluzione, ogni cambiamento, ogni regime assoluto che crolla, ogni dittatura abbattuta, oggi come allora avviene nel rispetto del trinomio “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”, lo stesso che ancora campeggia sulla bandiera della Francia. Parole, idee e concetti essenziali e semplicissimi, eppure talmente forti da muovere le montagne: talvolta in modo lentissimo, altre volte in modo sorprendentemente veloce, anche dopo anni ed anni di immobilismo.
Sono in molti a non raccordare più gli avvenimenti straordinari del 1789 a quelli di un recente passato ed a quelli di oggi: però, se si riflette brevemente, c’è un unico filo che lega la Storia di ieri a quella di oggi.
Credo che se dovessimo raffigurare oggi come sia suddivisa la società contemporanea, ci troveremmo in seria difficoltà: le condizioni etniche, religiose, economiche ed amministrative dei popoli sono molto diverse tra loro e talvolta radicalizzate da secoli di incomprensione e stasi nella crescita. Pur se la Rivoluzione Industriale ha fatto da innesco a quel Mercato Globale in cui tutti viviamo, pur se è vero che molto dev’essere ancora fatto per eliminare squilibri ed ingiustizie, è pur vero che – a meno di veri e propri castranti suicidi collettivi, di gente che intenderà rinunciare a se stessa e ad ogni ragionevole prospettiva di crescita e di sviluppo – il futuro dell’umanità è idealmente racchiuso in un enorme albero dal tronco possente e dalla chioma immensa, legato alla terra dalle tanti radici – razze, popoli, etnie, religioni, culture – di cui è costituito.
Se in molte nazioni la “classe operaia” è scomparsa trasformandosi in “piccola borghesia”, in molte altre esistono livelli di sfruttamento inconcepibili con lo status di progresso in cui ci troviamo: purtroppo, fame, povertà e sfruttamento – mentale e fisico – delle genti continuano a convivere con il benessere, l’abbondanza e la ricchezza di pochi.
Ma affermare che sia una “colpa” vivere nel benessere, mentre c’è chi ancora si dibatte nella pochezza e nella povertà, è un “non senso” ed una vera e propria mistificazione psicologica, quasi a voler colpevolizzare chi, per destino e non per propria scelta, sia nato in un luogo piuttosto che in un altro: così come “essere poveri” non può essere una colpa, anche lo “stare bene” non è una colpa. Sarebbe un falso ideologico ed una pura mistificazione demagogica chiedere di “essere tutti poveri” se non si può “essere tutti ricchi”; ma possiamo batterci affinché “tutti stiano meglio”, ed affinché chi ha maggiori possibilità aiuti il suo fratello più bisognoso.
E’ il miglioramento, la crescita, la chiave di volta dello sviluppo tanto del singolo che della collettività: e non si può vietare ad alcuno, pur con mille motivazioni pretestuose, di crescere e di guardare al futuro con fiducia.


Domani
E la Storia di domani? E’ ancora valida la lezione della “Rivoluzione Francese”?
Per chi crede nei “corsi e ricorsi storici” – cioè, nel ripetersi, ad un certo numero di anni di distanza, di eventi storici di gran rilevanza somiglianti a quelli avvenuti in precedenza -; per chi crede che la bandiera “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza” svetta e svetterà ancora alta, per chi confida che “Democrazia, Famiglia, Rispetto dei Diritti Umani, Tolleranza, Disciplina, Unione, Pace, Giustizia” non sono solo parole da usare e sbandierare in occasioni solenni quanto vuote; per chi crede nel Dialogo e nella Tolleranza quali insostituibili strumenti per riportare – con metodi di confronto corretti e leali, e non con il crepitio delle armi - Pace, Serenità e Prosperità nei luoghi più tormentati di questa Terra; per chi crede in ciò, la Storia di ieri è anche la Storia di oggi, ed “oggi” è già “domani”.
Torniamo all’essenziale, alle radici più autentiche e nobili del nostro essere, non perdiamoci nelle parole, abbandoniamo le facili retoriche e soprattutto allontaniamoci dalle ideologie coercitrici del libero pensiero!
Dalle ideologie possono scaturire solo idee ed azioni che tentano di piegare e modellare la realtà a propria somiglianza: dei mostri. Purtroppo, ciò avviene solo in modo “unidirezionale”, impregnando la realtà di demagogia: con questo sistema, difficilmente si realizzeranno spinte efficaci ad affratellare con concretezza e lealtà genti, popoli e nazioni in un unico gran respiro. Avremo solo eserciti di soldatini, allineati qua e là nel mondo, con i paraocchi e senza diritto di pensiero autonomo, alla mercé di questo o quel comandante supremo (ma comunque sempre di passaggio, su questa Terra). Qualunque corrente di pensiero contraria a siffatta ideologia è quindi vista non solo con sospetto – poiché potrebbe dare il via a critiche, rivendicazioni, pulsioni ed irrefrenabili movimenti di liberazione ed affrancamento - ma è anche osteggiata, derisa e svilita con una critica aprioristica, aspra e denigratrice: distruttiva e mai costruttiva.
Questi comportamenti, che talvolta sfuggono a chi è coinvolto in questi processi – certamente “non virtuosi” e che esaltano il livellamento verso il basso -, ripropongono fraseologie e temi non solo vecchi ma anche superati dalla Storia, e mostrano come possano essere rabbiose le reazioni di chi soffra l’accerchiamento di persone che accettano le novità, le condividono e le vivono con animo realmente democratico e partecipativo. Chi si affida al Lavoro ed alla Democrazia per costruire un futuro colmo di prospettive concrete e positive – il cui raggiungimento ha certamente dei costi in termini di sacrificio -, opera perennemente all’insegna del motto “Libertà, Uguaglianza, Fratellanza” , rifuggendo dalle anguste e limitate visioni che ogni ideologia porta in se: sterili semi, destinati a produrre solo divisioni, accidia, povertà e lutti.
Credere con fiducia nel futuro, lavorare con tenacia per costruire un futuro sereno, pacifico ed operoso per i propri figli, è il nostro scopo: lo scopo di ogni uomo libero, lo scopo per cui vale la pena vivere, lasciare una buona “traccia” del nostro passaggio terreno.
Se invece c’è ancora qualcuno che crede nella validità della demagogia, nell'attualità di vecchi progetti ingialliti riposti in cassetti polverosi, nella legittimità delle tirannie, dell’oppressione, che crede di scrivere il presente con il sangue degli innocenti, che pensa di tracciare il futuro con il sibilo dei proiettili e le urla delle stragi, vuol dire che non sente il pianto dei bambini: quindi, odia il futuro poiché il proprio potere è solo nel presente.
La “vera” rivoluzione non è nelle armi, ma nella parola; non è nell’oppressione, ma nella tolleranza; non è nell’odio, ma nell’amore.
E non dimentichiamo che il pianto dei bambini, a tutte le latitudini, in tutte le lingue della Terra, ha lo stesso tragico suono.

14 Luglio 2011

Fonte: Age
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