Carissimi,
quando vi giungerà questo scritto Agosto avrà già passato il testimone a Settembre e per molti di Voi il profumo delle tamerici o dei prati di montagna sarà solo un ricordo.
L’autunno s’approssima. L’accenna il cielo, ove i cirri sempre più spesso ricamano seriche trame, lo dice il vento che pare aver cambiato voce mentre accarezza le foglie, figlie dell’incertezza e infine l’annuncia il Sole che sembra voler accelerare la sua corsa verso la costellazione della Bilancia.
E’ l’ora dell’Equinozio, è l’ora, carissimi Fratelli e Sorelle, di riprendere i nostri architettonici lavori con forza e vigore … è l’ora di un nuovo inizio.
Non a caso il periodo dell’equinozio d’autunno, all’origine della Tradizione, coincideva col principio dell’anno. Era così per gli Egizi che, dopo i cinque giorni epagomeni, il periodo sacro fuori dal tempo, festeggiavano il mese dedicato a Thot, il primo del loro complesso calendario.
Lo era per i Sumeri che sulle sponde del Tigri e dell’Eufrate, quando il giorno e la notte avevano pari misura, celebravano l’inizio di un nuovo ciclo, ricordando la vittoria di Marduk su Tiamat.
Lo era e lo è per i Figli d’Israele che in questi giorni festeggiano Il Rosh Hashanà, che cade nel primo giorno di Tishri, momento complesso, denso di significati simbolici.
Il Rosh Hashanà evoca il soffio vitale col quale iniziò il viaggio di Adam e Chavà lungo sentieri che dall’esilio e dalla morte riconducono la causa all’effetto, la parte al tutto, gli orfani al Padre. Nell’oscuro giuoco del nero e del bianco quel soffio, smarrito nella dolorosa contingenza della materia, cerca la via che riporti all’edenica, originaria purezza.
Il Principio dell’anno si ha col sorgere della luna nuova, un momento che non è né annunciato, né consacrato, perché la Creazione sfugge da ogni possibile comprensione. Dall’eterno presente del divino, fuoriesce il grande fiume del tempo. L’eterno plasma l’effimero ma accenna ad un ritorno della goccia al mare.
Lungo quali vie? Difficile dirlo giacché ognuno può scegliere la propria, forse fra i trentadue sentieri della saggezza indicati nel Sèfer Yetzirà che li coglie nelle dieci sefirot e nelle 22 lettere dell’alfabeto che incise la Thorah.
Per noi questo momento rappresenta il ritorno alle origini al “Visita Interiora Terrae”, alla caverna mistica, al Gabinetto di riflessione ove vergammo il testamento e con quell’atto ebbe principio il cammino dell’iniziato.
Un nuovo ciclo ha principio, il percorso però potrà essere felice solo se rafforzeremo e non smarriremo la nostra natura d’iniziati.
Ogni giorno che l’anno ci proporrà dovremo confermare l’abiura delle logiche profane, distinguere e correggere ciò che è in noi, ricordarsi che i Gradi non sono scatti di carriera, ma conseguimenti di crescita interiore che la collettività iniziatica ci riconosce, rammentarci che il lucore delle parole nasconde spesso il vuoto, mentre nel silenzio riposa la verità ed ancora, essere saggi ed accorti nel non prestare ascolto al canto delle sirene e nell’evitare il fonte di Narciso, dove è facile annegare.
“Chi costudisce la disciplina è sulla via della vita”, recita un antico proverbio salomonico, rammentiamolo sempre, mentre le vele si gonfiano ai venti dell’equinozio per consentire alla nostra nave l’abbrivo verso i lidi d’Oriente e ad Occidente il Sole declina per incendiare il mare e spengere un altro giorno.
L’occasione ci è grata per inviarVi il nostro più caro, Triplice, Fraterno Abbraccio.
Luigi PRUNETI
SOVRANO GRAN COMMENDATORE GRAN MAESTRO
Fonte :Gran Loggia d'Italia