venerdì 5 novembre 2010

La chiamano massoneria. Intervista al Gran Maestro Luigi Pruneti.



Luigi Pruneti, Gran Maestro
della Gran Loggia d'Italia




 Intervista : Di Maria Grazia d’Errico

E’ la loggia che contende al Grande Oriente il primato nella guida della massoneria italiana. Ma anche la massoneria che accetta le donne. La Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori Obbedienza di Piazza del Gesù Palazzo Vitelleschi, ha scelto, il primo dicembre 2007, a larghissima maggioranza, Luigi Pruneti come suo Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro. Saggista, scrittore e docente di discipline umanistiche, assertore del principio che, attraverso l’approfondimento di ogni branca dello scibile, la massoneria può proporsi alla profanità come una significativa interfaccia culturale e una grande matrice di idee, ha iniziato il suo mandato esprimendo con chiarezza nel “Manifesto Massonico” il programma di lavoro condiviso con la Gran Maestranza.



Luigi Pruneti è nato a Firenze nel 1948, quarant’anni dopo la fondazione della Gran Loggia d’Italia, nei tempi in cui l’Italia risorgeva faticosamente ai nuovi valori di democrazia rifioriti dopo gli orrori della guerra e la nostra Istituzione si andava riorganizzando, accogliendo anche le donne. Il nuovo Gran Maestro vi entrò giovanissimo nel 1974 percorrendo i vari gradi della via iniziatica fino a raggiungere, nel 1992, il 33° e ultimo grado. Più che dalle numerose alte cariche ricoperte, la sua esperienza iniziatica è attestata dalla pubblicazione di libri e saggi sulla Tradizione, sulla storia della massoneria e del Rito Scozzese Antico ed Accettato, dai molti articoli pubblicati su Officinae e su altre riviste di cultura tradizionale e dagli innumerevoli interventi a convegni massonici o di scienze umanistiche.



La concreta presenza nel mondo della cultura lo qualifica come umanista, storico della massoneria nonché poligrafo e giornalista dai molteplici interessi. Per tali ragioni, il conferimento a Luigi Pruneti dell’alto Magistero è frutto del riconoscimento da parte della Grande Assemblea di un’indiscussa autorità sapienziale, nella quale la difesa dei principi massonici si coniuga con la conoscenza, profondamente elaborata, del pensiero iniziatico di tutti i tempi.

Professor Pruneti, il mitico pianeta della massoneria è un laboratorio adogmatico, un inno alla vita o un’oasi pluralista ed elitaria?
Potrebbe essere ciascuna di queste cose, potrebbe essere qualcosa di più. Essenzialmente la massoneria è un metodo per cercare di risvegliare la coscienza per far si che chi si avvicina alla massoneria trovi la strada per comprendere maggiormente se stesso e il mondo nel quale opera. E’ come un aerostato. Serve per cercare di salire su un piano più alto in modo di avere una visuale più vasta, orizzonti più larghi, comprendere meglio il meccanismo della vita e le relazioni fra gli uomini. E cos’è in fin dei conti l’uomo a iniziare da se stesso?

Che cosa significa oggi essere massoni e sentirsi un privilegiato, un ‘eletto’ in una società che ha perso il senso dell’etica e la bussola?
Significa portare avanti una battaglia a favore di quei valori che sono irrinu nciabili, a quei valori di libertà,di uguaglianza, di fratellanza, a quel desiderio di conoscenza senza il quale non esiste alcun tipo di progresso e miglioramento. E’ anche una ricetta per cercare di avere un orizzonte di felicità.

Chi sono sociologicamente gli aspiranti muratori e chi bussa generalmente alle porte del Tempio a parte la curiosità?
La maggior parte di coloro che bussano alle porte dei templi massonici sono persone insoddisfatte dell’ambiente in cui vivono e anche di se stessi che sono rimasti delusi da ciò che offre la società odierna. Si sentono pellegrini in un paesaggio desertico dove le oasi sono poche, le carcasse, i cadaveri sono molti e dove non si vedono prospettive se non sabbia e ancora sabbia. Entrando nella massoneria sperano di trovare un itinerario diverso all’interno di quel labirinto che si chiama vita.


La massoneria abitua l’uomo a interrogarsi e propone una metodologia di crescita e approccio alla conoscenza diverso da quello abituale: perché questo non sarebbe possibile anche per le donne?
Per noi è possibile anche per le donne tanto è vero che la nostra è un’Obbedienza mista. Il trenta per cento dei nostri iscritti sono donne, circa tremila. Noi abbiamo aperto il Tempio alle donne nel 1956, cioè in tempi lontani e non sospetti, convinti che la donna, avendo assoluta parità di diritti dell’uomo, debba poter bussare liberamente alla porta del Tempio massonico e avere all’interno dello stesso una vita in una situazione paritetica assoluta con gli uomini.

Licio Gelli ha detto che tolta la segretezza la massoneria non ha ragione di esistere: la riservatezza è segretezza imposta dagli eventi?
La riservatezza e la segretezza sono cose molto diverse. La massoneria non è un’associazione segreta. Se fosse una società segreta per la legge 17/82 non dovrebbe esistere, cioè commetterebbe un grave reato penale. La massoneria è di fatto un’as sociazione totalmente trasparente. Naturalmente si avvale di garanzie costituzionali che fanno si che un soggetto di questa nostra Repubblica abbia il diritto di privacy, dunque di riservatezza. D’altra parte uno dei dati sensibili è proprio il pensiero filosofico religioso di ciascuno di noi.


La massoneria è profondamente religiosa e chiede di essere credenti, ma è anche esoterismo e simbolismo: come si conciliano questi due aspetti?
La massoneria ha un senso religioso della vita, ha il senso della sacralità della vita. Naturalmente non è che dia ricette di carattere trascendentale, non è una strada per la salvezza, non dischiude nessun tipo di situazione che vada al di là dell’immanenza della vita. Nel suo contenitore, ogni credo e ogni culto religioso sono accettati. Non interessa il pensiero religioso alla massoneria. Come le ho detto all’inizio la massoneria è un metodo per acquisire conoscenza. Attraverso questo percorso l’uomo confermerà o cont esterà le sue considerazioni di carattere anche religioso. Questo metodo si avvale di determinati strumenti a iniziare dal simbolo. Il linguaggio massonico è un linguaggio essenzialmente simbolico.

Dietro i paraventi e i grembiulini esiste una prolifica letteratura antimassonica, per ‘scardinare i templi della vergogna‘, con la descrizione dei rituali, delle mire e dell’essenza stessa della massoneria: il satanismo:..
La lettura della massoneria in chiave satanica o luciferina è abbastanza datata. Quando iniziò la polemica antimassonica, siamo alla prima scomunica di Clemente XII, non viene accusata di satanismo o di altro.Viene accusata essenzialmente di essere una società segreta che mira al potere temporale della Chiesa e al potere politico, cioè mira a distruggere il trono, l’altare e i rapporti sociali.L’accusa di satanismo in massoneria prolifica soprattutto nell’800, grazie soprattutto a un giornalista, un autore francese, Antoin Jogand Pages in arte Leo Taxil il quale cercò di sdoganare la visione di una massoneria che era in realtà un culto di carattere satanico, cadendo anche in rappresentazioni che ora fanno sorridere. Parla addirittura di tornate massoniche, alla presenza di diavoli che hanno l’aspetto di coccodrilli e di rettili che suonano il pianoforte, mentre le donne massoniche ballano discinte in mezzo a questi uomini bramosi delle loro grazie. Un tipo di descrizione che in un ambiente perbenista e borghese come quello del ‘800 faceva sicuramente effetto. Questa stagione della ‘massoneria satanica’ crollò poi miseramente nel 1896 quando lo stesso Taxil, durante una riunione alla Società Geografica di Parigi dichiarò che aveva inventato tutto e che aveva fatto questo, in primo luogo per divertimento e poi per fare un po’ di soldi. In seguito lui sparì, assunse uno pseudonimo femminile e si dedicò alla letteratura culinaria. Sicuramente la letteratura di Taxil fece storia. Anche nel ‘900, ricordo un ro manzo storico, ‘l’Eletta del Dragone’, pubblicato in Francia nel 1907, dove appunto si descrivono questi riti di carattere satanico imputati alla massoneria. Oggi la coniugazione “massoneria – satanismo” appartiene a delle nicchie di sottocultura. Anche i nemici attuali della massoneria sono alquanto attenti a non cadere in simili scempiaggini perché in effetti la massoneria ha un’anima abbastanza razionalista e non si è mai confusa con esoterismi di bassa lega come questi.

Il nemico della massoneria è stata la P2, il fascismo, la Chiesa o l’ignoranza?
Sicuramente fin dalle origini il nemico principale della massoneria è sempre stata l’ignoranza e il pregiudizio. Poi l’ignoranza e il pregiudizio o talvolta il calcolo politico si sono incarnati in vari soggetti. Uno di questi è stata sicuramente la Chiesa che ha sempre avuto nei confronti della massoneria fortissimi pregiudizi. Poi senz’altro il nazionalismo. Dal nazionalismo il pregiudizio antimasso nico è stato ereditato dal fascismo, tanto è vero che Mussolini arrivò per legge a proibirla in Italia nel 1925 e infine il comunismo che ‘scomunica’, mi consenta il termine, la massoneria con il IV Convegno della III Internazionale a Mosca nel 1920.

Hugo Pratt diceva che il percorso in massoneria gli era servito tantissimo, era uno spaccato della società, delle tensioni, dei desideri non appagati dell’uomo: la tolleranza e la libertà si imparano solo all’interno di una Loggia?
Sicuramente all’interno di una Loggia si impara la libertà e la tolleranza in maniera pratica perché il concetto di libertà, di tolleranza , uguaglianza, sono facilmente assumibili, sono concetti in fin dei conti semplici nella loro complessità. Altro fatto è viverli sulla propria pelle, cioè sentirsi completamente identici agli altri, rispettare le idee altrui in uno spirito di tolleranza anche quando queste sono completamente diverse dalle tue e ti sembra offendere le tue. Q uando non trovi nell’altro una pur minima rispondenza al tuo pensiero e comunque lo accetti perché sai che accettando la diversità e confrontando il tuo punto di vista con gli altri punti di vista, puoi solamente crescere. Ecco quella è una scuola notevole per far si che i termini astratti diventino vissuto.


Diventare adulti e conquistarsi il diritto di sedersi a tavola con gli adulti non è ugualmente un percorso di iniziazione?
Direi di no. Perché prima di tutto si può sedere a tavola con gli adulti e si può credere di essere adulti ma rimanendo sempre fanciulli. Direi poi che rimanere fanciulli da un certo punto di vista è sempre una positività e mai una negatività. In secondo luogo questo progresso che avviene nella vita, attraversare le varie fasi di vita è una comune dialettica dell’esistenza. Nell’iniziazione massonica, invece, vi è ciò che accade in ogni iniziazione, cioè una rottura totale e assoluta con il passato. La morte è l’emblema e permette la rinascita. Il gioco dell’iniziazione è sempre lo stesso. L’iniziazione nasce in società preistoriche per far si che da una fascia di età si entri in un’altra. In un primo momento è essenzialmente un problema di carattere maschile. Lei pensi ad una società del Neolitico, i cacciatori, il destino di un bambino maschio. Il maschio vive insieme alle donne e insieme a bambine sue coetanee. Ma mentre la bambina vede la madre, vede la donna e dice”io sarò lei”, ha quindi un principio di identità, il bambino deve fare uno sforzo notevole e spesso si trova di fronte a una difficoltà insuperabile perché deve dire “ io non sarò lei”, non ha un modello di identità. Per far questo il bambino deve morire per poi rinascere in qualcosa di diverso; e dunque giunto all’età puberale avviene il rito della morte iniziatica; presso alcune società avviene anche oggi. Viene pianto come morto, trasportato nella foresta in una zona sacra, dove viene a contatto con la classe sociale che poi lo accoglierà, dove viene educato al nuovo ruolo che avrà nella società. Quindi rinasce come maschio adulto acquisito alla nuova categoria sociale di appartenenza. Nella massoneria è lo stesso, è come entrare in una società a carattere iniziatico, muore la profanità per poi rinascere libero muratore.

A cosa serve conoscere i segreti della perfettibilità della natura, se tutto deve finire?
Ad accettare la propria finitezza.

Basta prepararsi culturalmente per costruire sulla pietra e non sulla sabbia e aggiungere un mattone in più alla costruzione del Tempio alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo?
No, non è sufficiente. La cultura è indispensabile ma non sufficiente. Senza lo sforzo della conoscenza non si arriva mai a niente. Però la cultura può lasciare l’uomo sempre arido, inutile, autoreferenziale e destinato al fallimento.

Come si prepara la massoneria per i festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia?
Noi li abbiamo già anticipati perché abbiamo già fatto un convegno a Cosenza e a Milano. Nel prossimo mese di novembre, a Torino, affronteremo il tema della Massoneria nel Risorgimento italiano per fare gli italiani, cioè attraverso la scuola, l’educazione nazionale e creare lo spirito del Paese. Altro appuntamento probabilmente a Frosinone e l’ultimo a data da destinare, probabilmente alla fine dell’estate o autunno del 2011. Faremo la somma di questo percorso che è passato attraverso cinque eventi.

Fonte : italiamagazineonline