Più di cinquant'anni fa - con il titolo di "Initiation et réalisation spirituelle" - Edit.ns Traditionelles (Parigi) - veniva pubblicata postuma una raccolta di scritti di René Guénon, in uno dei quali si leggeva (traduco a braccio) che "la stupidità che si riscontra al giorno d'oggi in tanti uomini, potremmo dire nella più parte di essi, man mano che si generalizza e si viene ad accentuare la decadenza intellettuale propria del periodo di fine del ciclo, è forse una delle cose che troviamo più difficilmente sopportabili. A questa dobbiamo aggiungere l'ignoranza, o meglio ancora un certo tipo di ignoranza ad essa strettamente correlata: quella che, nell'assoluta non-coscienza di esser tale, si permette affermazioni tanto più temerarie tanto meno sa e concepisce, e che proprio per questo rappresenta un male irrimediabile per chi possa manifestarla".
Credo che simili valutazioni, sempre attuali e dense di analisi e critica storico-sociale e filosofica - a prescindere dalle idee soggettive e quindi personali dell'Illustre Autore - non abbiano tempi e contesti specifici: sono valide comunque, a prescindere da tempo-luogo-contesto-situazione.
Questo preciso richiamo letterario mi è venuto alla mente apprendendo recenti fatti riportati dalla cronaca - peraltro non dissimili da altri che si sono verificati in passato, e purtroppo con un'impronta che potrebbe riproporsi in futuro -, ci riconducono a considerare come l'utilizzo del termine "massonico" sia divenuto veramente inflazionato.
Soprattutto perchè al termine non sempre si adatta la reale "qualità" dei soggetti, ma la sola loro apparenza: talvolta sostenuta da fatti riportati in modo frammentario, frettoloso, superficiale ed equivocabile.
Il che nuoce comunque alla totalità di quanti "siano, operino e si sentano Massoni, in modo corretto e trasparente": confuso com'è il grano con la gramigna.
Prova ne sia il crescente utilizzo del termine "massone" in modo spregiativo ovvero come qualificante comunque negativo di un soggetto o di un contesto: il che non solo ci porta alla solita, abusata e pessima abitudine italiota di "dare un'etichetta" a tutto ed a tutti (oserei dire: bollando e viziando fin dall'inizio una notizia, un'opinione, una valutazione. Così distorcendola), ma ci riconduce alle solite smanie "complottiste" che ciclicamente salgono a galla e vengono riproposte (guarda caso, quando la situazione socio-economica è tesa: quasi a voler stornare l'attenzione da tematiche più serie e sicuramente più attinenti la nascita e l'evolversi delle crisi).
Ma in special modo ci riporta a quei tristi tempi quando si cerca di aggredire chi possa avere idee ed opinioni (anche solo potenzialmente e specie se "libere", queste opinioni) diverse dalle nostre: si rammenterà quando dicendo "sei un prete" o "sei un gesuita" si indicava in modo non certo simpatico l'iscritto ad un certo partito politico, oppure quando dando dell' "ateo e mangiapreti" o peggio ancora del "senza dio" si indicava chi fosse iscritto a tal'altro partito, o parole di frequente uso quali "catto-comunista" o "pretuncolo" o "bacia-pile" o quant'altro di concettualmente assimilabile. Delle periodiche, stantie ma urticanti "cacce alle streghe" di antica memoria, che si affacciano pericolosamente nel contesto storico-sociale per colpire - questo è il mio parere - chi "pensa" e soprattutto chi "pensa in modo libero" al di fuori coercizioni ovvero schemi precostituiti.
Evidentemente, di pessima memoria e di un'acuzie di vetero-cultura oggi patiscono non solo quanti siano affetti da perniciosa povertà di idee, di parole e di concetti, ma anche certi "moderni" soggetti (arringa-popolo? mestatori? aspiranti capo-branco? ) che continuano a parlare della Massoneria indicandola quale "società segreta".
Niente di più falso, niente di più sbagliato.
Cosa che evidenzia una pericolosa malafedee soprattutta una profonda ignoranza: della Storia e della sua evoluzione - non solo a livello nazionale -, dei mutamenti della società e degli usi-consuetudini-costumi, infine delle variazioni esiziali che la Legge ha prodotto nell'indicare le attività non sonsentite nè tollerate nel contesto delle associazioni. In poche parole, non esistono "società segrete" e - ammesso e non concesso che possano esistere ovvero che potrebbero in seguito forse esistere - sarebbero immediatamente (e giustissimamente!) stroncate dalle Autorità.
Quanto a certe "discriminazioni" esercitate o quantomeno adombrate nei confronti di soggetti che non fanno mistero della loro regolare iscrizione a Logge massoniche regolarmente (in termini di Legge) operanti, ebbene che sia chiaro come non siano lecite: così come più volte sottolineato in sede di Corte di Giustizia e di Parlamento Europeo. La violazione dei diritti del singolo Cittadino di poter liberamente e senza subire pregiudizi aderire a lecite associazioni, è stata censurata e condannata.
E' evidente, lapalissiano, che in ogni contesto - qualunque sia l'etichetta, il nome, il titolo distintivo che lo contraddistingua - esistano soggetti sani e soggetti avariati: per questo, esistono le Autorità competenti, piuttosto che non atteggiamenti o liste di proscrizione. Il male, il crimine, il delitto, devono essere sempre perseguiti: a tutela di ciò che è sano.
Ma se - in una indicazione/valutazione - si mescolano i soggetti avariati a quelli sani - o se preferite, i "peccatori" ai "santi" -, non ne può che uscire una poltiglia odorosa sì ma non profumata: il che nuoce alla Verità. Quindi, io penso che chi ponga in essere un simile disegno, sia spronato da altre non dichiarate velleità e quindi da altri interessi: innominati o innominabili che possano essere. Il malfattore va indicato per ciò che é e va censurato per ciò che "ha fatto" (non per ciò che "dicono" possa aver fatto, ovvero ciò che "non è provato" possa ver fatto).
Tornando al tema del titolo: premesso che chi scrive non ha la minima intenzione di entrare nella specificità di singole situazioni - rapportandosi quindi alla complessità delle cronache ufficiali -, preliminarmente va sottolineato - se mai ve me fosse bisogno - che bene fanno le Autorità preposte ad utilizzare tutte le misure - tanto preventive che repressive - per contrastare e arginare situazioni valutate come contrarie alle Leggi vigenti.
In secondo luogo vale la pena di ricordare come i "veri Massoni"- ovverosia coloro che si avvicinano e aderiscono alle idealità muratorie studiandone e condividendone lo spirito culturale, simbolico e filosofico, la storiografia e le tradizioni specie quelle etiche e morali - siano "fedeli Cittadini dello Stato di cui per primi rispettano con scrupolo le Leggi, così divenendo esempio virtuoso nei confronti di coloro con i quali possano rapportarsi. Tale rispetto è estensivamente ricondotto alle Istituzioni dello Stato ed a chi le rappresenti, ad ogni livello".
Questa è regola antica che, pur se con diverse connotazioni nei diversi testi/statuti/regolamenti (di cui ciascuna parte è responsabile per contenuti e applicazione) è ciò che avviene nelle corrette-libere-trasparenti associazioni massoniche.
E non può essere diversamente.
Se così non fosse, vorrebbe semplicemente dire che chi ha assunto comportamenti - o ha commesso fatti - di segno opposto, ossia "contrari alle Leggi dello Stato", non è massone: meglio ancora, potrebbe forse - ma, sottolineo, solo "forse" - esserlo stato in un momento iniziale, per poi deviare.
Altra regola aurea è che, premesso che non esiste nè può esistere "segretezza" e quindi "attività segreta" in qualunque associazione, specie se ti tipo massonico - aggiungo io -, può esserci oggi solo una naturale, minima "riservatezza" ma non dissimile da quella che può tutelare la privacy dei soci di una bocciofila o di una compagnia di recitazione o i soggetti morosi di un condominio, i cui nomi non possono essere oggetto di pubblicità o di listing. Salvo nelle opportune sedi. Da qui il dovere - anzi l'obbligo - per qualunque Massone degno di tale nome che venga a conoscenza di fatti che lo inducano a ritenere l'esistenza di situazioni contra legem, di attività - singole o meno - di tipo "segreto", ossia riconducibili al concetto di "segretezza", l'obbligo quindi di denunciarle alle Autorità. Autorità che altro non è se non quel Magistrato superiore cui fanno espresso, puntuale, riferimento gli Statuti Generali del 1820-1821 adottati dalla più parte delle strutture massoniche in Italia (parlo, ovviamente, del testo originale e non degli adattamenti adottati strumentalmente da questo o da quel contesto).
Chi è l' "aderente a circuiti simil-massonici"? L'aderentre "segue da vicino una opinione, un'iniziativa oppure appartiene a un'impresa costituita o ad un partito" (Devoto-Oli). Relativamente a questo specifico contesto, per me l' "aderente a circuiti simil-massonici" è colui che per soddisfare proprie motivazioni ovvero esigenze, ritiene di soddisfarle, iscrivendosi ad un'associazione che spesso solo nominalmente intende riferirsi alla "massoneria" (nè più nè meno che una porta di ingresso ad un locale, sulla quale spicchi un cartello con tale indicazione: come se fosse una bottega) ma che in realtà la pratichi male o, peggio, non la pratichi affatto. A questo punto, il soggetto aderente per interesse, lì resta e cerca di trarre un proprio profitto personale : così soddisfacendo la propria motivazione/esigenza originaria.
Quindi, un iscritto carente di motivazioni idealistico-esoteriche o di studio, o di un qualche progetto di crescita interiore: solo un soggetto spinto da considerazioni mercantili e utilitaristiche che entra in contatto con altri suoi simili in un contesto che a questo punto potrebbe benissimo assumere qualunque altra denominazione - ma il ricondursi alla massoneria, di per sè offre una certa aura, un certo pur minimo credito, a priori -, comunque non disdegnando gli orpelli e i titoli altisonanti.
Anzi: in questi ambienti volano titoli e patacche di tutti i tipi.
Ora, chi è colui che definisco l' "iscritto" alla Massoneria? L'iscritto è "chiunque faccia regolarmente parte di un'istituzione o di un'impresa organizzata" (Devoto-Oli). Definizione sostanzialmente diversa da quella precedente, e le differenze sono fondamentali. Il soggetto può iscriversi per curiosità o perchè portato e quindi desideroso di approfondire, ma il fine è quello di frequentare secondo delle regole, delle norme, dei riti: dapprima "bussa" per poi - diciamo "forse" - essere ammesso nella struttura che l'ha attratto. Un'attrazione suscitata da fattori diversi e non sempre concatenati: per curiosità personale, per curiosità suscitata da impulsi pubblicitari, per dimensione, per ubicazione, per storia, per fatti di cronaca (ossia, vox populi), per composizione o altro. Si iscrive il più delle volte per vedere se ciò con cui entrerà in contatto è rispondente alle sue aspettative. Troppe volte la sfumatura tra i termini "aspettativa" e "interesse" è molto labile: ma l'iscritto tale è e difficilmente crescerà (nel senso iniziatico).
Per ultimo: chi è colui cui compete la definizione di "Massone"? Innazi tutto è un soggetto che ha percepito che il proprio "modo di essere", di concepire alcuni concetti fondamentali della vita, del quotidiano, del sociale, coincide con analoghe considerazioni espresse da altri soggetti da lui conosciuti. Anche questi percepiscono nel loro conoscente analogo sentire, e - se già iniziati - con le giuste parole gli fanno capire che, questa coincidenza di valutazioni e di atteggiamenti, può trovare coagulo - ma anche punto di partenza - nell'intraprendere insieme un percorso di studio, approfondimento ed analisi finalizzato ad una sana "crescita interiore" basata su concreti e specifici valori.
Se è vero che anche qui esiste sempre la figura del "bussante", esiste una sommessa e discreta "tegolatura" preliminare ed una palese "tegolatura" successiva all'essersi palesati, entrambe utili e valutare concretamente - ma da ambo i lati, questo: anche il "bussante" deve valutare "dove" stia per essere ammesso, poichè egli si deve rispecchiare in questa realtà e lo specchio deve restituire la sua stessa immagine, senza distorsioni - se le motivazioni ed i presupposti abbiano basi più che concrete. Dopo questa fase, il soggetto "bussante" viene "valutato per essere ammesso in Loggia" e quindi "accettato" da coloro che sono già colà praticanti: passaggi fondamentali, saltando i quali le basi da potenzialmente solide si trasformerebbero in traballanti fin dall'inizio.
Questo percorso è quindi un percorso di "formazione", attraverso il quale si giunge ad un miglioramento del "sè" - poichè l' "io" deve essere abbandonato all'entrata del Tempio -, tale da determinare l'acquisizione/l'accrescimento di qualità utili al punto da poter essere donate non solo ai propri Fratelli - con i quali si "donano" e si "ricevono" identiche "ricchezze interiori" -, ma anche e specialmente al proprio prossimo.
Qui è la chiave di tutto.
Se non c'è "amore per il prossimo", non c'è sentimento di "fraternità", di "solidarietà", di "amore fraterno"; senza questo dono, senza questa caratteristica, senza questa qualità, non c'è la "filantropia".
E così come recitano tutti i più antichi testi di muratorìa (la Massoneria delle Antiche Tradizioni, quella che personalmente ho battezzato "Massoneria delle Antiche Pietre" - alcuni elementi della quale coincidono anche con la Massoneria Moderna -) senza la "filantropia" non esiste la Libera Muratorìa ossia la Massoneria.
E se non esiste la Massoneria non possono esistere i Massoni, quelli "veri".
Aderente.
Iscritto.
Massone.
Qualità diverse per livelli di operatività interna e per responsabilità, sia interna che esterna.
Si farebbe quindi un favore alla Verità se, allorquando certe notizie devono essere diffuse, si specificasse meglio a che tipo di soggetti ci si riferisca, così da non fare di tutta un'erba un fascio.
Se a tutto questo volessimo aggiungere la coorte dei tanti "ex", ossia di quanti "in passato" avessero potuto "aderire" a qualcosa, o essere stati "Iscritti" a qualcosa, il discorso si fa più ampio. Nelle eventuali malefatte di un "ex", non può essere coinvolto il pregresso contesto di appartenenza, salvo la palese prosecuzione - che può essere persino solidale o contigua, e comunque finalizzata - di rapporti effettivi e concreti.
Il Massone? Il "vero" Massone, colui che attraverso l'iniziazione di tipo rituale ha inteso solo perfezionato e formalizzato un proprio innato "modo di essere", anche se "ex" (ossia "già facente parte" di un qualche contesto) permane interiormentre nelle proprie qualità. Il "modo di sentire", il "modo di essere", restano: a dispetto di eventuali esperienze poco positive nel contesto associativo cui possa essersi iscritto.
Se quanto sopra indicato si adatta ai singoli soggetti, non bisogna trascurare i contesti cui essi possano riferirsi, in termini di appartenenza.
Chi è "aderente a circuiti simil-massonici" non si pone soverchie problematiche: i suopi interessi personali sono preminenti su tutto, e quindi non importa granchè saperne poco o niente di massoneria (a tutte lettere minuscole), come non importa granchè se all'interno si recitino-scimmiottino copioni a soggetto di tipo "simil-massonico" con il contestuale utizzo di un linguaggio parallelo: il "massonichese".
Gli "iscritti", a loro volta, si dovrebbero sì preoccupare se la struttura cui eventualmente aderiscono persegua una c.d. "politica gestionale" condizionata amministrativamente dall'esigenza di alimentarsi attraverso nuove "iscrizioni" o "regolarizzazioni" di soggetti di altra provenienza: perchè in una struttura simile la "quantità" diviene antagonista della "qualità", e gli iscritti dovrebbero preoccuparsene poichè le maglie della selezione forse potrebbero essere larghe mettendoli a contatto con potenziali fattori di rischio.
In una "grande" struttura formata da un complesso piramidale di soggetti, nel cui contesto il concetto di "delega" di funzioni apicali è molto rarefatto, ritengo verosimile l'ipotesi che un "vertice" difficilmente possa essere pienamente a conoscenza della singola, eterogenea composizione della "base": nonostante tutte le misure di prevenzione che possano essere adottate.
La "vera" Massoneria non è idonea ad operazioni di "massa": la selezione è essenziale ancorchè opportuna, ed è stato sempre così. Salvo quando operazioni più mercantili - aziendalmente, le potrei definire di "marketing" e di "recruiting" - hanno avuto la prevalenza, assumendo un ruolo rilevante, tanto da relegare in secondo piano gli altri aspetti fondanti delle "idealità libero-muratorie" e dei sani criteri di selezione.
Ecco perchè a volte la confusione interna si riversa all'esterno, ed ecco perchè dall'esterno i comportamenti poco corretti e poco virtuosi di quelle che in definitiva sono delle "pecore nere" e quuindi "minoranze", coinvolgono maliziosamente e maldestramente la "maggioranza" dei buoni Fratelli, dei buoni e validi iniziati.
E potrete sempre essere certi che "questi" buoni Massoni nulla avranno a che vedere con gli altri che abbiano preferito "iscriversi" o entrare in una bottega "simil-massonica".
Lo stesso accadrebbe se qualcuno, leggendo quanto sopra, si permettesse di dire che si tratta di "utopie" di "roba antica, vecchia, superata": oltre a dimostrare di non saperne, di Massoneria, dimostrerebbe di essere più dalla parte della lana che non della seta...
Se è vero che nel c.d. "mondo profano" ci sono forti turbamenti e pericolosi squilibri, è vero anche che i buoni Massoni - rigorosamente, al proprio interno: nella propria realtà assoluta e ricca di valori - non ne devono venire travolti: le passioni umane - con tutti i loro rischi - devono anch'esse rimanere fuori dal contesto iniziatico, ed i Fratelli - allacciati l'uno all'altro in una "catena d'unione" che esalta e moltiplica le Energie migliori devono sentirsi parte di un insieme in grado di donare al Mondo il meglio di loro stessi.
Spero che la mia analisi, personale ma oggettiva, sia di stimolo per approfondimenti personali: la domanda "chi sono-con chi sono-cosa farò-dove andrò" è sempre valida.
Ci sarà chi ancora si confonderà?
Giuseppe Bellantonio
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